A Formatori e seminaristi delle Diocesi spagnole di Valencia, Orihuela-Alicante, Segorbe-Castellón, Mallorca, Menorca e Ibiza (30 gennaio 2025)

Cari fratelli nell’episcopato,
cari seminaristi e formatori
della Provincia Ecclesiastica di Valencia,

non è facile esprimervi il mio sentimento pensando alle festività natalizie indubbiamente atipiche con quell’esperienza vissuta di “Dio [che] si è fatto fango” in voi. Un dolore e un lutto che, nonostante la loro durezza, ci aprono alla speranza poiché, obbligandoci a toccare il fondo e a lasciare indietro tutto ciò che sembrava sostenerci, ci permettono di andare oltre. Non è qualcosa che possiamo fare da soli, è un’oscurità immensa quella che voi avete vissuto e state vivendo. E penso all’aiuto disinteressato di tante persone, agli sguardi pieni di dedizione della gente, che sono stati capaci di illuminarci con la tenerezza di Dio.

In questo campo che voi siete chiamati a lavorare. La DANA non è un fenomeno atipico che speriamo semplicemente non si ripeta, è l’estrapolazione di ciò che vive ogni essere umano che deve affrontare una perdita e si sente solo, disorientato e bisognoso di sostegno per poter andare avanti. Gesù lo dice chiaramente: “perché mi ha unto — perché voi siete unti — per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per predicare un anno di grazia del Signore” (cfr. Is 61, 1; Lc 4, 18). Siamo già in questo Anno di Grazia, che ho voluto dedicare alla speranza, e che voi vivrete in tutta la sua forza meditando queste parole.

A volte ho detto che “speranza” non è “ottimismo”, “ottimismo” è un’espressione light, la speranza è un’altra cosa. Non possiamo prendere alla leggera la sofferenza delle persone e cercare di consolarle con frasi di circostanza e buonismo. La nostra speranza ha un nome, Gesù, quel Dio che non ha provato disgusto per il nostro fango e che, invece di salvarci dal fango, si è fatto fango per noi. Ed essere sacerdote è essere un altro Cristo, è farsi fango nel pianto del popolo, e quando vedrete persone spezzate, perché a Valencia ci sono persone spezzate, persone che hanno perso la vita a pezzi, offrite loro pezzi, pezzi di voi stessi, come fa Cristo nell’Eucaristia Per favore, donatevi gratuitamente, perché tutto ciò che avete lo avete ricevuto gratuitamente, non dimenticatevi della gratuità, e per favore vi chiedo di pregare per me. Grazie.

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L’Osservatore Romano, Edizione Quotidiana, Anno CLXV n. 24, giovedì 30 gennaio 2025, p. 2.