Agli organizzatori e agli artisti del concerto di Natale (15 dicembre 2021)
Cari amici, buongiorno e benvenuti!
Io chiederei al Cardinal Versaldi di non fare trasmettere queste parole al concerto: il concerto è arte, questo non ha niente a che vedere; che l’arte si esprima da sé stessa.
Sono contento di potervi salutare prima del Concerto di Natale, che sarà domani sera. Grazie, grazie tante.
Il Natale ci invita a fissare lo sguardo sull’evento che ha portato nel mondo la tenerezza di Dio – una parola che sottolineo, tenerezza, ci manca tanto – e così ha suscitato e continua a suscitare gioia e speranza. Tenerezza, gioia, speranza: sentimenti e atteggiamenti che anche voi artisti sapete ravvivare e diffondere con i vostri talenti. Grazie.
La tenerezza nasce dall’amore, è come il linguaggio dall’amore. Quando tu ami un bambino, lo accarezzi, quando tu ami la tua fidanzata la accarezzi, il tuo fidanzato lo accarezzi. Nasce dall’amore. Il gesto dell’amore è il più semplice. Nel presepe vediamo l’amore di una madre che abbraccia il bimbo appena nato, l’amore di un padre che custodisce e difende la propria famiglia; vediamo pastori che si commuovono davanti a un neonato, angeli che fanno festa per la venuta del Signore… Tutto è permeato dal senso di stupore e di amore che porta alla tenerezza. Voglio ripeterlo: il linguaggio di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Le tre cose insieme.
San Francesco d’Assisi, con il suo presepe vivente a Greccio, volle rappresentare quanto era accaduto nella grotta di Betlemme, perché lo si potesse contemplare e adorare. Il Poverello era colmo di una tenerezza che lo portava alla commozione pensando alla povertà in cui il Figlio di Dio era nato.
E proprio l’amore che traspare in questa scena genera gioia. Lo sbocciare della vita è sempre motivo di gioia, che aiuta a superare le sofferenze. Il sorriso di un bimbo scioglie anche i cuori più induriti. Lo abbiamo visto: certi uomini duri, che non salutano nessuno, quando viene il nipotino si sciolgono. Nel Concerto di Natale voi offrite le vostre qualità artistiche per sostenere progetti educativi, destinati soprattutto a bambini e ragazzi in due Paesi che versano in condizioni assai precarie: Haiti e il Libano. Nel Libano lo portano avanti i salesiani, coraggiosi, i salesiani che sempre inventano qualche cosa per andare avanti. E questa è promessa di vita. Ad Haiti lo portano avanti Scholas Occurentes, il movimento pontificio che custodisce tanto bene Mons. Zani. La vostra musica, il canto aiutano ad aprire il cuore per non dimenticare chi soffre e fare gesti concreti di condivisione, che portano gioia a tante famiglie desiderose di dare un futuro ai propri figli attraverso l’educazione.
Tenerezza, gioia, e speranza. Nella grotta di Betlemme si è accesa la speranza per l’umanità. La pandemia ha purtroppo aggravato il divario educativo per milioni di bambini e adolescenti esclusi da ogni attività formativa. E ci sono altre “pandemie” che impediscono il diffondersi della cultura del dialogo e della cultura dell’inclusione. Oggi domina la cultura dello scarto, purtroppo. La luce del Natale ci fa riscoprire il senso della fratellanza e ci spinge alla solidarietà con chi è nel bisogno. E voi nell’arte subito create fratellanza; davanti all’arte non ci sono amici e nemici, siamo tutti uguali, tutti amici, tutti fratelli. È un linguaggio fecondo il vostro. Investire nell’educazione significa far scoprire e apprezzare i valori più importanti e aiutare i ragazzi e i giovani ad avere il coraggio di guardare con speranza al loro futuro. Nell’educazione abita il seme della speranza: speranza di pace e di giustizia, speranza di bellezza, speranza di bontà; speranza di armonia sociale.
Cari amici, vi ringrazio. Grazie, grazie tante per la generosità con cui sostenete i progetti destinati alle giovani generazioni. Vi auguro di essere sempre messaggeri di tenerezza, di gioia e di speranza. Buon Natale di fraternità e di pace a voi e ai vostri cari. Grazie!