Ai Dirigenti di “Congrès Mission” (10 gennaio 2025)
Cari fratelli e sorelle, buongiorno. Benvenuti!
Mi rallegra incontrare voi che siete i volti e i cuori di “Congrès Mission”. Vi ringrazio per la vostra visita e soprattutto per il vostro fedele impegno al servizio del Vangelo, che è fonte di luce e di speranza in un mondo che ha tanto bisogno.
Mentre vi preparate al vostro grande raduno di Bercy, la Chiesa è da poco entrata in un nuovo anno giubilare che ci invita a essere “pellegrini di speranza”. Si tratta di una chiamata pressante a rinnovare la nostra vita cristiana, che ci invia in missione: diventare testimoni di una speranza che non delude mai (cfr Rm 5,5), nella «gioia del Vangelo che riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 1). La gioia, cari amici, è inseparabile dalla speranza ed è anche inseparabile dalla missione; una gioia che non si riduce all’entusiasmo del momento, ma che nasce dall’incontro con Cristo e ci orienta verso i fratelli. Essere pellegrini significa camminare insieme nella Chiesa, ma anche avere il coraggio di uscire, di andare incontro agli altri. E portare la speranza significa offrire al mondo una parola viva, una parola radicata nel Vangelo, che consola e apre strade nuove.
Vi incoraggio a non avere mai paura di “uscire”, perché «la missione è una passione per Gesù ma, allo stesso tempo, è una passione per il suo popolo» (ivi, 268). Questo significa andare dove gli uomini e le donne vivono le loro gioie e i loro dolori. È così che voi portate la speranza, sia nelle vostre comunità sia nei luoghi in cui la Chiesa sembra a volte stanca o ritirata. Grazie per tutto quello che fate, grazie per il vostro dinamismo e il vostro entusiasmo, per la fraternità missionaria che tessete con pazienza e con fede attraverso la Francia. La Francia, la fille aînée de l’Église. E i nemici della Francia dicono: sì, la fille aînée de l’Église, mais pas la plus fidèle… questo non è vero! Tanti santi ha la Francia: tanti santi!
Sappiamo che la speranza è spesso messa alla prova. Il nostro mondo è segnato dalla guerra e da tante ingiustizie, è lacerato dall’individualismo. Tutto questo genera spesso il dubbio, la paura del futuro e tante volte la disperazione. Ma noi cristiani portiamo una certezza: Cristo è la nostra speranza. Lui è la porta della speranza, sempre. Egli è la buona notizia per questo mondo! E questa speranza – è curioso – non ci appartiene: la speranza non è un possesso da mettere in tasca. No, non ci appartiene. È un dono da condividere, una luce da trasmettere. E se la speranza non si condivide, cade.
Non abbiate paura di rispondere a questa chiamata! Essere missionari significa lasciarsi scuotere dallo Spirito Santo. Mi raccomando: leggete i primi capitoli degli Atti degli Apostoli e vedete cosa fa lo Spirito Santo. È lo Spirito che guida la Chiesa, scuote i cuori. E la speranza nasce qui. A volte, lasciarsi scuotere dallo Spirito Santo può significare uscire dai nostri schemi abituali e persino accettare di “fare un po’ di confusione”. Lo Spirito Santo è Maestro.
Ricordo una Messa per i bambini, quando ero parroco nei quartieri di San Miguel, dove quasi duecento bambini venivano alla Messa tutte le domeniche. Un giorno, era Pentecoste, ho detto ai bambini: “Voi sapete chi è lo Spirito Santo?” “Io, io io…”; “Tu!” “Il paralitico” (ridono) “No! Il Paraclito! Cosa vuol dire?”; “Io, io io…”; “Tu!”; “Quello che fa la confusione!”. È vero, lo Spirito Santo fa la confusione. Lo Spirito Santo spinge alla creatività! Guardate la vita dei santi: tutti creativi, perché c’è lo Spirito dentro! Lo Spirito santo ci invita ad annunciare il Vangelo non solo in strutture consolidate, ma ovunque si trovino i nostri fratelli e le nostre sorelle: annunciare il Vangelo nella quotidianità nelle gioie, nelle loro ferite, nelle loro domande. Il Beato Padre Chevrier diceva: «l’amore per Dio e per il prossimo è il principio, è la linfa vitale di tutto, che deve produrre tutto in noi; quando c’è questo in un’anima, c’è tutto quello che serve. Vale di più la carità senza esteriorità che un’esteriorità senza carità. Meglio il disordine con l’amore che l’ordine senza amore» (Le véritable disciple, Sion 2010, 223).
Cari amici, voglio anche incoraggiarvi a stimolare i giovani. I giovani sono i primi pellegrini della speranza! Hanno sete di significato, di autenticità e di incontri veri. Ma state attenti, cercate che i giovani si incontrino con gli anziani, perché anche gli anziani sono testimoni della speranza. I giovani, quando vanno dagli anziani, ricevano qualche missione speciale. Fate questo lavoro, che è molto importante. Aiutate i giovani a scoprire Cristo, perché Cristo è la risposta. Aiutateli a crescere nella fede, a osare scelte coraggiose e a diventare anch’essi discepoli missionari di Gesù, testimoni viventi del Vangelo. Trasmettete loro l’audacia di sognare un mondo più fraterno e accompagnateli, affinché diventino artigiani di speranza nelle loro famiglie, nelle scuole e nei luoghi di lavoro.
In questa dinamica missionaria, vi esorto a non perdere mai di vista la comunione tra di voi. L’unità è una testimonianza potente: è dall’amore che abbiamo gli uni per gli altri che il mondo riconosce che siamo discepoli di Gesù. Prendetevi cura gli uni degli altri, sostenetevi a vicenda nelle vostre fatiche e gioite insieme dei frutti che lo Spirito fa maturare attraverso il vostro impegno.
Vi incoraggio a prepararvi per il grande raduno del novembre 25 e vi assicuro la mia preghiera affinché sia un momento di gioia, di conversione, di rinnovamento per la Chiesa in Francia.
Vi affido alla Vergine Maria, pellegrina premurosa e fedele, che ha portato nel cuore e tra le braccia la speranza del mondo. Ella vi accompagni e vi guidi in questa missione. Vi benedico di cuore e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Le Seigneur vous bénisse.