Ai membri della Federazione Nazionale degli Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle Professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (16 gennaio 2023)
Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
Ringrazio la Signora Presidente per le sue parole di saluto. Voi rappresentate migliaia di professionisti sanitari: questo incontro, dunque, mi offre l’occasione di rinnovare la mia vicinanza e gratitudine per quanto fate quotidianamente. Desidero ringraziarvi per il vostro impegno e la vostra dedizione, specialmente quando sono nascosti. I professionisti sanitari, negli ultimi tre anni, hanno vissuto un’esperienza molto particolare, difficilmente immaginabile, quella della pandemia. È stato detto altre volte ma non bisogna dimenticarlo: senza il vostro impegno e le vostre fatiche molti malati non sarebbero stati curati. Il senso del dovere animato dalla forza dell’amore vi ha permesso di prestare la vostra opera al servizio del prossimo, anche mettendo a rischio la vostra stessa salute. E con voi ringrazio tutti gli altri operatori sanitari.
Tra meno di un mese, l’11 febbraio, ricorrerà la Giornata Mondiale del Malato, che sempre invita anche a una riflessione sull’esperienza della malattia. Ciò è oggi tanto più opportuno, anzi necessario, perché spesso la cultura dell’efficienza e dello scarto «spinge a negarla. Per la fragilità non c’è spazio. E così il male, quando irrompe e ci assale, ci lascia a terra tramortiti. Può accadere, allora, che gli altri ci abbandonino, o che paia a noi di doverli abbandonare, per non sentirci un peso nei loro confronti. Così inizia la solitudine» (Messaggio per la XXXI Giornata Mondiale del Malato).
In maniera opposta agisce la cultura della cura, impersonata dal buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37). Egli non gira lo sguardo altrove, si avvicina al ferito con compassione e si prende cura di quella persona che altri avevano ignorato. Questa parabola indica una precisa linea di comportamento. «Ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune» (Enc. Fratelli tutti, 67).
Cari amici, la vostra professione nasce da una scelta valoriale. Con il vostro servizio contribuite a “rialzare e riabilitare” i vostri assistiti, ricordando che prima di tutto sono persone. Al centro infatti dev’esserci sempre la persona, in tutte le sue componenti, compresa quella spirituale: una totalità unificata, in cui si armonizzano le dimensioni biologiche e spirituali, culturali e relazionali, progettuali e ambientali dell’essere umano nel percorso della vita. Questo principio, che è alla base della Costituzione etica della vostra Federazione, orienta il cammino e permette di non cedere a sterili efficientismi o a un’applicazione fredda dei protocolli. I malati sono persone che chiedono di essere curate e di sentirsi curate, e per questo è importante relazionarsi a loro con umanità ed empatia. Certamente con un alto livello professionale, ma con umanità ed empatia.
Ma anche voi, professionisti sanitari, siete persone, e avete bisogno di qualcuno che si prenda cura di voi, attraverso il riconoscimento del vostro servizio, la tutela di condizioni adeguate di lavoro e il coinvolgimento di un numero appropriato di curanti, affinché il diritto alla salute venga riconosciuto a tutti. Spetta ad ogni Paese adoperarsi per ricercare «le strategie e le risorse perché ad ogni essere umano sia garantito l’accesso alle cure e il diritto fondamentale alla salute» (Messaggio per la XXXI Giornata Mondiale del Malato). La salute non è un lusso! Un mondo che scarta gli ammalati, che non assiste chi non può permettersi le cure, è un mondo cinico e non ha futuro. Ricordiamo sempre questo: la salute non è un lusso, è per tutti.
Vi esorto a guardare sempre ai valori etici come riferimento indispensabile per le vostre professioni. I valori infatti, se ben assimilati e uniti al sapere scientifico e alle necessarie competenze, permettono di accompagnare nel migliore dei modi le persone che vi sono affidate.
Cari fratelli e sorelle, vi accompagni la materna intercessione della Vergine Maria, che il Vangelo ci presenta come donna premurosa, che si affretta ad aiutare la sua parente Elisabetta. Vegli su di voi e sul vostro lavoro. Di cuore benedico voi e le vostre famiglie. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!