Ai Membri della Fundación Madre de la Esperanza de Talavera de la Reina , di Toledo (Spagna) (15 aprile 2023)
Eccellenza,
cari fratelli e sorelle,
Sono molto felice che siate qui oggi e che possiate condividere con me e insieme la festa della resurrezione del Signore. Una festa che si prolunga e che ancora celebriamo, in questa vigilia della Domenica della Divina Misericordia. Ho saputo che avete anche un altro motivo per festeggiare: niente di meno che cinquant’anni uniti per lavorare e crescere insieme. Ed è una cosa molto bella.
Il cammino della vita è come questa via crucis che organizzate ogni anno per accompagnare al Nazareno. Da un lato bisogna preparare tante cose, ascoltare, imparare, sperimentare; in definitiva, aiutarsi gli uni gli altri, avendo molto spesso l’umiltà di riconoscere che non possiamo fare da soli. Poi bisogna chiedere al Signore il coraggio di uscire nelle strade, portando la sua immagine affinché tutti lo possano contemplare. E così portate Gesù agli altri, anche se non ve ne rendete conto, e lo portate con i vostri gesti, con i vostri canti, con le vostre preghiere. Ed è bello che, nella nostra piccolezza, possiamo essere testimoni di Gesù, missionari della sua misericordia, missionari del suo amore!
Nella vita, come in questa via crucis, tutti abbiamo un lavoro, un compito. Gesù ci guarda e si rallegra del nostro sforzo e si rallegra dell’amore che siamo capaci di trasmettere noi. Alcuni di voi sono artisti, fanno vere opere d’arte, che poi si vendono. Essere capaci di guadagnarsi da vivere è importante, perché ogni operaio merita uno stipendio, ma credo che il beneficio del lavoro sia ancora più grande per quanti ricevono questi piccoli oggetti, magari in dono, e vedono tutto l’affetto che siete stati capaci di mettere nel fabbricarli. Quanto sarebbe importante che nel lavoro di ogni persona fossimo capaci di vedere tutta la volontà di imparare, la pazienza dei suoi maestri nell’insegnare, il lavoro di squadra che è capace di far sì che le diverse capacità di ognuno convergano in un risultato finale che è di tutti. E tutto questo amore in una cosa così piccola… Sembra incredibile.
Ho visto in una foto che nella vostra via crucis portate un Gesù prigioniero. In quell’immagine Gesù ha le mani legate e una croce ricamata in un piccolo scapolare. Gesù si veste così perché ci rendiamo conto che molti fratelli e sorelle che stanno accanto a noi non si sentono capaci di fare le cose come gli altri, e credono di avere le mani legate. Ma non è vero, tutti insieme, con Gesù, possiamo fare tante cose buone. In tal modo voi siete le mani di Gesù, quando lavorate uniti. Siete anche i suoi piedi, la sua voce, il suo Cuore, quando uscite a condividere con gli altri la gioia di averlo incontrato. E come? Rendendo grazie a Dio per i vostri genitori, per i vostri fratelli, per i vostri maestri, per i vostri sacerdoti, per tutte le persone che vi vogliono bene.
La croce ricamata, colorata, vi invita a sognare la resurrezione. Gesù è venuto nel mondo per indicarci il cammino del cielo, per aprirci le sue porte, e questa è la grande gioia che celebriamo nella resurrezione: siamo liberi di fare il bene, di camminare insieme verso questa meta. E la nostra croce — ossia lo sforzo, la pazienza, la fatica — ha come risultato una bella opera d’arte, piena di colore e di speranza, che accesa nel nostro cuore, ci dà la forza e ci incoraggia ad andare avanti.
Che questo sia il nostro proposito, almeno per i prossimi cinquant’anni: lavorare uniti e ringraziare pieni di gioia, perché Gesù ci ha scelti per questa grande missione.
Che Gesù vi benedica e la Vergine Santa, la Madre della Speranza, vi custodisca sempre. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.
[Dopo gli applausi, il Santo Padre ha impartito la benedizione]
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L’Osservatore Romano, edizione quotidiana n. 088 del 16 aprile 2023, p. 12.