Ai Membri dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani (10 dicembre 2021)
Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
Vi accolgo, in occasione del vostro 70° Congresso nazionale di studio, che ha al centro un tema che mi sta molto a cuore: “Gli ultimi. La tutela giuridica dei soggetti deboli”. Ringrazio il Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani per le parole di saluto.
Ho ancora negli occhi e nel cuore le esperienze vissute nel recente Viaggio Apostolico a Cipro e in Grecia. Domenica scorsa, visitando i rifugiati nel Campo di Mytilene, sull’isola di Lesbo, ho ricordato tra l’altro che «il rispetto delle persone e dei diritti umani, specialmente nel continente che non manca di promuoverli nel mondo, dovrebbe essere sempre salvaguardato, e la dignità di ciascuno dovrebbe essere anteposta a tutto» (Discorso a Mytilene, 5 dicembre 2021). Eppure, quanto siamo distanti da questo rispetto! Soprusi, violenze, negligenze, omissioni non fanno altro che aumentare la cultura dello scarto. E chi non ha tutele verrà sempre messo ai margini. A voi, come giuristi cattolici, è chiesto di contribuire a “invertire la rotta”, favorendo, secondo le vostre competenze, la presa di coscienza e il senso di responsabilità. Perché anche gli ultimi, gli indifesi, i soggetti deboli hanno diritti che vanno rispettati e non calpestati. E questo è un richiamo intrinseco alla nostra fede. Non è una “moralina” di passaggio: è un richiamo intrinseco alla nostra fede.
Ricordiamo – specialmente in questo tempo di Avvento – le parole del profeta Isaia, riferite al Servo del Signore: «Proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra» (42,3-4). Il Messia annunciato dai profeti ha a cuore il diritto e la giustizia. E Gesù Cristo, nella sua missione terrena, si è rivolto con tutto sé stesso agli ultimi, per guarirli e annunciare loro la buona novella del Regno di Dio.
Mai come in questi giorni, in questi tempi, i giuristi cattolici sono chiamati ad affermare e tutelare i diritti dei più deboli, all’interno di un sistema economico e sociale che finge di includere le diversità ma che di fatto esclude sistematicamente chi non ha voce. I diritti dei lavoratori, dei migranti, dei malati, dei bambini non nati, delle persone in fin di vita e dei più poveri sono sempre più spesso trascurati e negati in questa cultura dello scarto. Chi non ha capacità di spendere e di consumare sembra non valere nulla. Ma negare i diritti fondamentali, negare il diritto a una vita dignitosa, a cure fisiche, psicologiche e spirituali, a un salario giusto significa negare la dignità umana. Lo stiamo vedendo: quanti braccianti sono – scusatemi la parola – “usati” per la raccolta dei frutti o delle verdure, e poi pagati miserabilmente e cacciati via, senza alcuna protezione sociale.
Riconoscere in linea di principio e garantire in concreto i diritti, tutelando i più deboli, è ciò che ci rende essere umani. Altrimenti ci lasciamo dominare dalla legge del più forte e diamo campo libero alla sopraffazione.
Per questo motivo, il riconoscimento dei diritti delle persone più deboli non deriva da una concessione governativa. No. E i giuristi cattolici non chiedono favori a nome dei poveri, ma proclamano con fermezza quei diritti che derivano dal riconoscimento della dignità umana.
Il ruolo del giurista cattolico, in qualsiasi ruolo operi, come consulente, avvocato o giudice, è quindi quello di contribuire alla tutela della dignità umana dei deboli affermando i loro diritti. In questa maniera egli o ella contribuisce all’affermarsi della fraternità umana e a non deturpare l’immagine di Dio impressa in ogni persona.
Il Cardinale Dionigi Tettamanzi amava ripetere che “i diritti dei deboli non sono diritti deboli”. A voi, in maniera particolare, il compito di affermarli con fermezza e di tutelarli con sapienza, cooperando a costruire una società più umana e più giusta.
La Madonna, che oggi veneriamo come la Vergine del silenzio e dell’ascolto nella Santa Casa di Loreto, e San Giuseppe, uomo giusto, vi sostengano in questo vostro impegno. Come pure vi sia di ispirazione la testimonianza del Beato Rosario Livatino. Anch’io vi accompagno con la mia preghiera e la mia benedizione. E per favore, vi chiedo di pregare per me. Grazie.