Ai partecipanti alla Conferenza degli Ambasciatori del Sovrano Militare Ordine di Malta (27 gennaio 2024)

Gran Maestro,
Eminenze, Eccellenze
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cari Membri del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta, vi do il benvenuto e vi saluto cordialmente! Da secoli il vostro Ordine serve Dio e la Chiesa adempiendo le finalità per cui siete stati fondati dal Beato Gerardo, cioè «promuovere la gloria di Dio e la santificazione dei membri attraverso la tuitio fidei e l’obsequium pauperum», come recita la vostra Carta Costituzionale (art. 2 §1). Tutela della fede e ossequio dei poveri: insieme.

Circa l’ossequio dei poveri, avete un modo molto significativo di chiamare i vostri assistiti: “i signori malati”. Date loro la signoria, e questo è molto bello. Servendo loro, servite Gesù. Poco prima della passione, anch’Egli, come narrano i Vangeli (cfr Mt 26,6-13; Gv 12,1-8), ha ricevuto da Maria di Betania un atto di “ossequio”: un’unzione con olio profumato di vero nardo, assai prezioso. Cristo accolse molto bene il gesto e, alle proteste indignate di chi lo riteneva uno spreco, rivelò il senso di quell’atto di amore, compiuto in vista della sua sepoltura. Come Maria a Betania ha mostrato il suo obsequium nei confronti del Signore, che da ricco si è fatto povero per noi (cfr 2 Cor 8,9), così noi, suoi discepoli, siamo chiamati a continuare a ossequiarlo nei poveri, che – disse il Maestro in quella occasione – abbiamo sempre con noi (cfr Gv 12,8). E siamo tenuti a farlo con amore e umiltà, senza retorica e ostentazione.

Dopo il gesto di Maria, Gesù aggiunse: «In verità io vi dico: dovunque sarà annunciato questo Vangelo, nel mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche ciò che ella ha fatto» (Mt 26,13). Cristo ha così congiunto la predicazione del Vangelo e l’elogio del servizio ai poveri. Infatti la tuitio fidei e l’obsequium pauperum non si possono separare. E quando ci avviciniamo agli ultimi, agli ammalati, agli afflitti, ricordiamo che quanto facciamo è un segno della compassione e della tenerezza di Gesù. In tal senso la vostra opera non è solo umanitaria, come quella meritoria di tante altre istituzioni: è un’azione religiosa, che dà gloria a Dio nel servire i più deboli e testimonia la predilezione del Signore per loro.

In questa prospettiva va considerata anche l’attività diplomatica che svolgete in tante parti del mondo, in ben 113 Paesi e in 37 missioni presso le Organizzazioni internazionali. È sempre l’attività di un Ordine religioso: se non avesse lo scopo di testimoniare l’amore di Dio per i bisognosi, non avrebbe senso che sia svolta da un Ordine religioso. Infatti, non esistono due diverse realtà, quella del Sovrano Militare Ordine di Malta, soggetto internazionale deputato alle opere caritative ed assistenziali, e quella dell’Istituto religioso; non si può distinguere nettamente tra Gran Maestro quale Sovrano dell’Ordine, da cui derivano le prerogative sovrane e i titoli, e Gran Maestro quale Superiore religioso (cfr Carta Costituzionale, art. 12).

Il vostro Ordine, guidato dal proprio Moderatore Supremo, per peculiari circostanze storiche ha acquisito anche uno status internazionale e così sono sorte le prime “ambascerie”. Perciò all’ufficio di Moderatore Supremo del Gran Maestro, oltre ai doveri e ai diritti consueti, se ne sono aggiunti altri in ambito internazionale. Ma, come ricorda sempre la Carta Costituzionale (cfr art. 4), la sovranità è funzionale alla tuitio fidei e all’obsequium pauperum. Nasce da questo. Lo precisa bene la Sentenza del Tribunale cardinalizio, appositamente costituito da Papa Pio XII, affermando che il vostro è «un Ordine religioso, approvato dalla Santa Sede», e che «la qualità di Ordine sovrano della Istituzione è funzionale, ossia diretta ad assicurare il raggiungimento dei fini dell’Ordine stesso e il suo sviluppo nel mondo», per cui «dipende dalla Santa Sede» (AAS 45, 1953, 766-767).

In tal modo si delinea la rilevanza dell’Ordine in ambito internazionale, come strumento di azione apostolica, con la sua subordinazione, in quanto Ordine religioso, alla Santa Sede, e la sua obbedienza al Papa, come supremo Superiore di tutti gli Istituti religiosi (cfr CIC, 590). Perciò è importante che tra il Rappresentante diplomatico dell’Ordine e il Legato Pontificio del luogo si stabilisca un rapporto di proficua collaborazione, in un’azione congiunta per il bene della Chiesa e della società; così pure, il legame dell’Ordine con il Papa non è una limitazione della sua libertà, ma una custodia, che si esprime nella sollecitudine di Pietro per procurarne il maggior bene, come avvenuto più di una volta anche con interventi diretti in momenti di difficoltà.

La dipendenza dell’Ordine di Malta dalla Santa Sede non diminuisce dunque l’importanza delle sue rappresentanze diplomatiche, anzi ne fa cogliere ancora più pienamente il senso, in quanto canali dell’attività apostolico-caritativa dell’Ordine, aperti e generosi specialmente là, dove c’è più bisogno. Mi piace molto la terminologia usata da alcuni di voi, che considerano la vostra una “diplomazia umanitaria”. Il Rappresentante diplomatico è portatore del carisma dell’Ordine, per cui si sente chiamato a svolgere il suo incarico come una missione ecclesiale. Questa natura peculiare della vostra diplomazia, lungi dal diminuirne l’importanza, è una testimonianza preziosa, un segno eloquente anche per le altre ambasciate, affinché pure la loro attività sia volta al bene concreto dei popoli e tenga in alta considerazione i più deboli.

Carissimi, vi sono molto grato per la missione che svolgete e invoco su di voi la protezione della Madonna del Fileremo, a cui l’Ordine è devoto. Vi benedico e vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie!