Ai Soci dell’Associazione Nazionale Alpini (26 febbraio 2022)
Cari amici dell’Associazione Nazionale Alpini!
Sono contento di accogliervi e vi saluto con affetto, a iniziare dal Presidente nazionale, che ringrazio per le sue parole. Saluto gli anziani, memoria vivente di dedizione eroica e di allenamento al sacrificio; saluto i giovani, che proseguono il cammino guardando verso l’alto, con l’andatura tenace e paziente del montanaro che sale i ripidi sentieri per guadagnare la vetta. E, da buoni Alpini, sempre con il cuore e le braccia pronti a sostenere i compagni di cordata e a prendersi cura del creato, nostra casa comune, oggi ferita. Vorrei incoraggiarvi ad andare avanti così: ancorati alle radici, alla memoria, e al tempo stesso “legati in cordata”, solerti nell’aiutarvi, per non cedere alla stanchezza e portare avanti insieme la fedeltà ai vostri buoni impegni e alla parola data. Sono valori che da sempre contraddistinguono le Penne Nere e che acquistano ancora più rilievo in questo anno, che è il 150° dalla fondazione del Corpo degli Alpini.
Questa vostra benemerita Associazione è presente in Italia e in tante parti del mondo – anche in Argentina – e offre, tra l’altro, una bella testimonianza di fraternità e di servizio. Fraternità e servizio: due parole che vi descrivono bene e sulle quali vorrei brevemente soffermarmi.
Fraternità. È bello constatare che siete riusciti a camminare insieme per un secolo, dimostrando di essere una famiglia. La vostra realtà, ramificata in varie Sezioni e Gruppi con caratteristiche specifiche, è stata in grado di fare della diversità dei singoli e della varietà dei raggruppamenti occasioni per accrescere la fraternità. Mi domando: che cosa ha fatto sì che la vostra Associazione non sia solo un’organizzazione, ma assomigli a una famiglia? Mi pare di poter dire che il segreto non stia solo nei valori che vi accomunano e nello spirito di gruppo che vi contraddistingue, ma soprattutto nel senso vivo dell’altruismo. Non si è Alpini per sé stessi, ma per gli altri e con gli altri. Ed è bello che in questo senso vi proponete di “allargare la famiglia”, disponendovi a collaborare con altri: con i militari in servizio nell’Esercito, ma anche con varie organizzazioni benefiche. Oggi, nel soffocante clima di individualismo che rende indifferenti molti, c’è bisogno di ripartire da qui, di ritrovare l’entusiasmo di prendersi cura degli altri. È importante la vostra testimonianza: questa testimonianza è storica e attuale.
Questa fraternità, dunque, si alimenta attraverso il servizio agli altri. Mediante il volontariato, siete un costante punto di riferimento. È noto, infatti, il vostro impegno nelle emergenze, che fa della vostra Associazione una moderna forza di intervento e di soccorso. Il vostro contributo è rivolto specialmente alle persone che si trovano in situazione di sofferenza e di bisogno, perché non si sentano sole ed emarginate. Traducete così nei fatti la fedeltà al Vangelo, che spinge a servire i fratelli, specialmente i più disagiati. Penso alla vostra presenza accanto ai terremotati e a quanti sono colpiti da calamità; al vostro sostegno nel realizzare infrastrutture per le persone fragili; alla vostra generosa disponibilità durante la pandemia.
L’esperienza centenaria della vostra Associazione attesta che gli Alpini si sono messi al fianco degli italiani negli scenari più disparati. Non siete rimasti spettatori durante i momenti più difficili, no, siete stati e siete coraggiosi protagonisti del tempo che vivete. Questa concretezza nel servire, anima del vostro sodalizio, è Vangelo messo in pratica. Non a caso vantate quattro Beati, che hanno incarnato il messaggio di Gesù fino all’eroismo e al dono di sé: don Carlo Gnocchi, don Secondo Pollo, Teresio Olivelli e Fratel Luigi Bordino.
Vi incoraggio a rimanere ben attaccati a queste radici forti, per continuare a portare frutto nelle situazioni attuali. Così non verrà meno nella società l’esempio di fraternità e di servizio proprio degli Alpini. Esempio di responsabilità civile e cristiana. Ce n’è tanto bisogno oggi. Voi siete esperti di ospedali da campo. Sapete che non basta piantare le tende; quelle ci vogliono, certo, ma ci vuole anche e soprattutto il calore umano, una presenza-accanto, una presenza tenera. A me colpisce la tenerezza del cuore alpino, un uomo forte ma nei momenti della vita più forti, viene quella tenerezza. Mi viene in mente quel testamento [“Il testamento del capitano”, canto degli Alpini], la tenerezza verso quattro donne: la mamma, la fidanzata, la patria e le montagne. Questa è la tenerezza vostra, che portate dentro, che è custodita dalla forza del lavoro e dell’essere accanto a tutti. Forti ma teneri. Possiate offrire questa presenza, direi paterna, vicino alle persone più deboli, nelle quali c’è Gesù, come Lui ci ha detto: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
Cari Alpini, andate avanti! Sempre in cammino, custodendo e accrescendo il vostro patrimonio di fraternità e di servizio, perché l’Associazione Nazionale Alpini rimanga una grande famiglia unita e protesa al bene altrui. La Madonna, venerata in tante cappelline e edicole sparse sui monti, vi accompagni sempre. Vi do la mia benedizione, a voi, a tutti i soci e alle vostre famiglie. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!