Alla delegazione del Real Club de Tenis Barcelona (29 gennaio 2024)

È per me un piacere accogliervi in occasione del 125° anniversario della vostra fondazione come club sportivo, e sono lieto di poter sottolineare ancora una volta le opportunità che lo sport offre per la crescita di ogni persona e della società. E oggi dobbiamo congratularci con gli italiani perché ieri hanno vinto in Australia, quindi congratulazioni anche a loro.

Il tennis in particolare, non essendo uno sport di squadra, bensì individuale o di coppia, presenta un aspetto interessante per la nostra riflessione. Sembrerebbe che la sfida tra giocatori abbia a che vedere soprattutto con il desiderio di prevalere sull’avversario. Tuttavia, guardando alla storia del vostro club, si può osservare che in realtà, fin dalla sua origine inglese, è espressione dell’apertura dei fondatori a ciò che di buono poteva venire dall’esterno e a un dialogo con altre culture, che ha permesso loro di dar vita a nuove realtà.

Questa è una lezione tanto valida per i nostri giorni quanto lo è stata 125 anni fa. Nel tennis, come nella vita, non possiamo vincere sempre, ma sarà una sfida che arricchisce se, giocando in modo educato e secondo le regole, impareremo che non è una lotta ma un dialogo che implica il nostro sforzo e ci consente di migliorarci. Concepire un po’ lo sport non solo come una lotta, ma anche come dialogo. Si instaura un dialogo che, nel caso del tennis, molte volte riesce a diventare artistico.

Nel campo di gioco come nell’esistenza, a volte ci sentiamo soli, altre volte sostenuti da chi gioca con noi questa partita della vita. Ma, anche quando giochiamo “singoli”, siamo sempre alla presenza del Signore che ci insegna che cosa significa il rispetto, la comprensione e il bisogno di una comunicazione costante con l’altro.

Per concludere, mi permetto di dirvi un’ultima cosa, voi avete formato figure del tennis internazionale, ed è una grande sfida, ma quando lavoriamo con questi bambini, che sognano un futuro sportivo di eccellenza, le esigenze dell’allenamento non possono prevalere sulla loro crescita integrale; non c’è niente di più importante di questo sviluppo umano e spirituale. E lo sport deve aiutare questo sviluppo, non essere il centro, ma aiutare questo. Perciò vi chiedo: prendetevi cura dei bambini, prendetevi cura di quanti possono beneficiare dei valori dello sport in ambiti sociali complessi, e anche di quanti potrebbero avere successo in competizioni di alto livello. Che non smettano di essere bambini! Grazie. 
 

[Benedizione]

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L’Osservatore Romano, Anno CLXIV n. 23, lunedì 29 gennaio 2024, p. 10.