Alle Delegazioni della Diocesi di Aosta e dei Canonici del Gran San Bernardo (11 novembre 2024)
Cari fratelli e sorelle, benvenuti!
Saluto il Vescovo di Aosta, il Prevosto del Gran San Bernardo, le distinte Autorità civili e religiose presenti e tutti voi.
Sono contento di incontrarvi al termine dell’Anno giubilare dedicato al centenario della proclamazione di San Bernardo d’Aosta Patrono degli alpinisti, dei viaggiatori e degli abitanti delle Alpi (cfr Pio XI, Lett. Quod Sancti, 20 agosto 1923), come pure al nono centenario dalla Canonizzazione e al primo millennio dalla sua nascita.
Fulcro dei vari momenti che hanno accompagnato questo tempo celebrativo è stata dunque la figura di questo Santo alpino, su cui anche noi ci fermiamo un momento a riflettere. Potremmo riassumere alcuni tratti fondamentali della sua opera facendo riferimento a tre ambiti di azione cui la Provvidenza lo ha chiamato, molto attuali anche ai nostri giorni, cioè l’annuncio, l’accoglienza e la promozione della pace.
Prima di tutto l’annuncio. Bernardo, Arcidiacono della Diocesi di Aosta, era un predicatore capace di toccare anche i cuori più induriti, aprendoli al dono della fede e alla conversione. Era in grado di fare dell’annuncio «un’intensa e felice esperienza dello Spirito» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 135) e a tale missione si è dedicato con zelo fino alla morte, avvenuta nel 1081 a Novara, dove si trovava appunto a predicare.
Secondo: l’accoglienza. L’avventura caritativa che lo avrebbe reso famoso è però legata a un’altra missione affidatagli dall’obbedienza: quella di prendersi cura dei pellegrini e dei viandanti che traversavano i passi alpini vicini al Monte Bianco – valichi che ancora oggi portano il suo nome – per venire in Italia dalla Francia e dalla Svizzera e viceversa, in un cammino di viaggi internazionali. Il viaggio era impervio e comportava il rischio di perdersi, di essere assaliti e di morire tra i ghiacci. Per prendersi cura di queste persone, Bernardo fondò i due noti Ospizi, raccogliendo attorno a sé la vostra comunità di Canonici, che ancora oggi si dedica a tale servizio, fedele al motto: Hic Christus adoratur et pascitur, “Qui Cristo è adorato e nutrito”. È un programma di carità integrale, materiale e spirituale, che ha al centro l’Eucaristia, e che dalla preghiera sfocia nell’accoglienza di chiunque bussi alla porta. Un vero modello anche per i nostri giorni: accogliere e prendersi cura di chiunque chieda aiuto, nel corpo e nello spirito, senza distinzioni e senza chiusure.
Annuncio, accoglienza e, terzo punto, operatore di pace. Bernardo operatore di pace. L’episodio emblematico, in proposito, è il suo viaggio a Pavia, già malato, per cercare di convincere l’Imperatore Enrico IV a desistere dal proposito di far guerra a Papa Gregorio VII. Fu un viaggio che gli costò la vita. Sarebbe infatti morto poco tempo dopo il ritorno. Come sappiamo, il suo tentativo non ebbe successo. Ciò però lo rende ancora più nobile ai nostri occhi, perché ce lo mostra impegnato in un’impresa delicata e incerta, al di là di qualsiasi garanzia di riuscita. Promuovere la pace, senza scoraggiarsi, neanche di fronte agli insuccessi. E quanto c’è bisogno anche adesso di questo coraggio!
Carissimi, visto che alcuni di voi sono guide alpine e maestri di sci, vorrei concludere ricordando il vostro Santo Patrono attraverso due simboli della montagna: la piccozza e la cordata. La piccozza di San Bernardo è stata la Parola di Dio, con cui ha saputo scalfire anche gli animi più freddi e induriti; la sua cordata è stata la comunità, con cui ha camminato – e aiutato altri a camminare – anche lungo i sentieri rischiosi, per giungere alla meta. Auguro a tutti di percorrere cammini belli come il suo, tra le alte montagne, ma soprattutto cammini dentro il cuore. Abbiamo il coraggio di camminare dentro il cuore per sapere cosa sente il cuore, cosa dice il cuore? Benedico voi e il popolo valdostano, e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie.