Assunzione della Beata Vergine Maria
L’Immacolata Vergine, preservata immune da ogni colpa originale, finito il corso della sua vita, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale regina dell’universo, perché fosse più pienamente conforme al Figlio suo, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte’. (Conc. Vat. II, ‘Lumen gentium’, 59). L’Assunta è primizia della Chiesa celeste e segno di consolazione e di sicura speranza per la chiesa pellegrina. La ‘dormitio Virginis’ e l’assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste mariane. Questa antica testimonianza liturgica fu esplicitata e solennemente proclamata con la definizione dommatica di Pio XII nel 1950. (Mess. Rom.)
Definizione
Nell’etere del 1° novembre 1950 sono state diffuse le solenni e autorevoli parole della definizione dogmatica pronunciate da Pio XII: “L’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. In ordine di tempo, è l’ultimo dogma definito della Chiesa cattolica, quasi un secolo dopo quello dell’Immacolata Concezione, proclamato da Pio IX l’8 dicembre 1854.
La breve e solenne proposizione dogmatica racchiude insieme le tre verità più importanti della Chiesa cattolica circa la Vergine Maria: Immacolata fin dalla sua concezione; Madre di Dio nella sua missione salvifica; e Assunta in cielo nella sua predestinazione finale accanto a Cristo, primizia della Chiesa. Con questa definizione, Pio XII riconosce il valore prezioso della costante fede del popolo di Dio, o sensus fidelium, nell’assunzione gloriosa della Madre di Dio nei Cieli. Una credenza da sempre presente nella tradizione cristiana, espressa sia nella pietà popolare che nella vita liturgica, sia nei padri che nei teologi, sia nel consenso unanime dell’Episcopato che nel dato rivelato sulla divina Maternità e sull’Immacolata Concezione della Vergine Maria. Il pronunciamento del Sommo Pontefice, infatti, corona una credenza da tempo universalmente professata dal popolo di Dio nel suo insieme.
Sviluppo storico
Contrariamente al pensare comune, le definizioni dogmatiche, più che essere delle imposizioni dall’alto che piovono sui credenti, sono, invece, riconoscimenti e ufficializzazioni di credenze e tradizioni già diffuse nel seno della comunità della Chiesa. Spesso, nella storia, sono state proclamate delle verità non per affermare qualcosa di nuovo nel campo della fede, ma semplicemente per difendere una tradizione già esistente da attacchi contrari alla stessa fede. Così, ad esempio, la definizione circa la divinità di Cristo, che il Concilio di Nicea, nel 325, ha definito e affermato contro gli attacchi dell’arianesimo; lo stesso avvenne per il concilio di Efeso, nel 431, che proclamò Maria Madre di Dio, contro il nestorianesimo.
Per quanto riguarda l’Assunzione, l’antica tradizione, unanimemente accettata da parte della Chiesa cattolica, non necessitava di nessuna difesa, e quindi la relativa proclamazione del dogma si è lentamente precisata e maturata fino al momento storico, ritenuto come favorevole e prestabilito dalla provvidenza divina, per proclamare solennemente questo privilegio di Maria Vergine. Certo, le occasioni storiche hanno la loro importanza, se interpretate nella prospettiva del disegno generale di Dio e saggiamente intuite dalla competente autorità e pronunciarsi solennemente. Nella definizione dell’Assunzione di Maria al cielo, non sono da sottovalutare la posizione puntuale per difendere o, meglio, per rendere più ferma e più operosa la fede del popolo di Dio nella risurrezione dei corpi dal galoppante materialismo e dal secolarismo imperante del XX secolo.
La stessa proclamazione, in sé stessa considerata, ha reso completo il grande mistero della Donna biblica, Predestinata insieme al Cristo Gesù in modo assoluto e indipendente con l’unico e medesimo atto di volontà di Dio, prima della creazione e prima della seconda venuta dello stesso Cristo alla fine del tempo, per estendere l’eterno presente dell’eternità, unica misura della divinità e di chi partecipa di essa.
Le origini
Quanto allo sviluppo storico della festa dell’Assunzione, le prime testimonianze risalgono già verso la fine del secolo IV e l’inizio del V secolo, come documentano gli scritti specialmente di sant’Efrem il Siro († 373) e di sant’Epifanio di Salamina († 403). Questi, nel suo Panarion, circa la morte di Maria, enuncia tre ipotesi possibili e sostenute, all’epoca, da autori diversi: Maria non è morta, ma è stata trasferita da Dio in un luogo migliore; Maria è morta martire; Maria è morta di morte naturale. Egli non sa scegliere con sicurezza fra le tre ipotesi, poiché “nessuno ha conosciuto la sua fine”, ma pensa che in ogni modo la fine di Maria deve essere stata gloriosa e degna di lei.
La testimonianza di Epifanio, comunque, assicura che nella Chiesa, alla fine del V secolo, non esisteva ancora una tradizione precisa, né di carattere storico, né di carattere dogmatico, circa la morte di Maria. E la stessa terminologia delle primitive testimonianze è legata probabilmente alla festa in onore della Dormitio Mariae, in ricordo, forse, della chiesa costruita e dedicata in suo onore sul monte Sion (in Gerusalemme) all’inizio del V dai cristiani Bizantini.
Dopo Epifanio, i primi testimoni sulla Dormitio Mariae sono gli scritti apocrifi. Quelli più conosciuti sono circa una ventina. Hanno origini differenti e appartengono a diverse famiglie: i più antichi sembrano quelli siri egiziani e greci. Non ci si può attendere nulla di sicuro da essi dal punto di vista storico; rappresentano, invece, chiaramente la reazione della fede popolare nei secoli V e VI, alla domanda circa il transito di Maria. Pensiero comune a tutti gli apocrifi è che il corpo di Maria non può essere andato soggetto alla corruzione del sepolcro.
Un’evoluzione analoga presentano i testi del culto liturgico. Le origini della festa dell’Assunzione si trovano in Oriente, nella metà del VI sec., come risulta dalla narrazione dei pellegrini che hanno visitato Gerusalemme in quegli anni. Verso la fine del VII, l’imperatore Maurizio estende la festa a tutte le regioni dell’Impero, fissandola al 15 agosto. In Occidente, i primi segni di una festa “in memoria” della Vergine appaiono nel VI secolo, precisamente nella Gallia, dove viene celebrata il 18 gennaio sotto il titolo di Depositio Sanctae Mariae.
A Roma la celebrazione della festa dell’Assunzione viene introdotta nel VII secolo da papa Sergio I, assieme ad altre feste mariane: la Purificazione, l’Annunciazione e la Natività; e ben presto diviene anche la più importante di tutte, conservando fin dalle origini sia il nome sia il significato attuali. Da Roma poi si estende rapidamente, durante i secoli VIII e IX, a tutto l’Occidente, anche nella Gallia, precisando il contenuto e stabilendo la data della festa al 15 di agosto.
In Oriente, gli autori nel spiegare e giustificare la festa dell’Assunzione si richiamano facilmente agli apocrifi, e alle ragioni desunte dalla mariologia generale: la consacrazione del corpo di Maria mediante la maternità divina, l’onore dovuto dal Figlio alla Madre, l’unione effettiva tra la Madre e il Figlio, la concezione e la nascita verginale del Figlio, l’onore di Maria come Nuova Eva.
In Occidente, invece, lo sviluppo dottrinale fu molto più lento. Nonostante la chiara indicazione del culto liturgico, molti autori, dal VII al IX secolo, si esprimono in modo dubbioso. Uno scrittore anonimo del IX secolo afferma: “è meglio lasciare tutto a Dio, al quale nulla è impossibile, piuttosto che definire temerariamente di nostra autorità ciò che non possiamo provare”. E un altro, del X sec., è di opinione opposta e dice che, non essendovi una trattazione sicura circa l’Assunzione di Maria, occorre esaminare con la ragione quale sia la verità, così che “la verità faccia da autorità”. La ragione fondamentale è la grazia e la dignità singolare con cui Dio ha onorato Maria.
Il contributo della Teologia
Grande impulso la dottrina dell’Assunzione riceve dai teologi della Scolastica, specialmente da quelli della Scuola francescana, come è documentato dalla stessa Costituzione dogmatica Munificentissimus Deus. Così per esempio, oltre alle esplicite affermazioni positive e favorevoli di sant’Alberto Magno, si distinguono tra i francescani sant’Antonio di Padova, san Bonaventura da Bagnoregio e san Bernardino da Siena. Nel II sermone della festa dell’Assunzione, sant’Antonio, commentando le parole d’Isaia: Glorificherò il luogo dove posano i miei piedi (Is 60, 13), afferma con sicurezza: “Il luogo dove il Signore pose i suoi piedi fu la beata Vergine dalla quale prese l’umanità. Questo luogo è stato dal Signore glorificato, esaltando Maria al di sopra dei cori angelici. Da ciò è manifesto che la Vergine fu assunta in cielo anche con il corpo, che fu il luogo dove pose i piedi il Signore. A questo mistero alludeva il Salmista, quando cantava: Alzati, Signore verso il luogo del tuo riposo, tu e l’arca della tua potenza (Sal 132, 8). Il Signore è risorto quando ascese alla destra dl Padre; è risorta anche l’Arca [Maria], dove egli ha riposato, quando la Vergine Madre fu assunta al talamo celeste” (Assunzione della Beata Vergine Maria, sermo II, 142).
Dello stesso parere è anche san Bonaventura, il quale ritiene assolutamente certo che, come Dio preservò Maria santissima dalla violazione del pudore e dell’integrità verginale nella concezione e nel parto, così non ha permesso che il suo corpo si disfacesse in putredine e cenere. Scrive: “La gloriosa Vergine Maria, come nella sua vita e nella sua concezione (del Verbo) non soggiacque alla corruzione della concupiscenza attuale, così anche spirando e nella sua morte non soggiacque alla corruzione del suo corpo” (De Nativitate B. Mariae Virginis, sermo 5). Interpretando, poi, e applicando in senso accomodatizio alla beata Vergine le parole del Cantico dei Cantici: Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto? (Ct 8, 5), così ragiona: “E così si può constare che Maria è ivi (in Cielo) corporalmente. La beatitudine, infatti, non sarebbe consumata (ossia di massima pienezza), se ivi non vi fosse di persona; e poiché la persona non è soltanto l’anima, ma l’intero composto umano, è chiaro che ivi è presente nel composto, cioè in corpo e anima, altrimenti non potrebbe essere consumata la fruizione o godimento beatifico” (De Assumptione B. Mariae Virginis, sermo 1).
Nel secolo XV, san Bernardino, riassumendo e trattando con diligenza tutto ciò che i teologi della Scolastica avevano detto e discusso sull’Assunzione, aggiunge altre considerazioni. Specialmente insiste sulla stretta somiglianza della divina Madre col Figlio divino, quanto alla nobiltà e dignità dell’anima e del corpo: per cui non si può pensare che la celeste Regina sia separata dal Re dei cieli. Anzi esige apertamente che “Maria non debba essere se non dov’è Cristo; inoltre è ragionevole e conveniente che si trovino già glorificati in cielo l’anima e il corpo, come dell’uomo, così anche della donna; infine il fatto che la Chiesa non ha mai cercato e proposto alla venerazione dei fedeli le reliquie corporee della beata Vergine, fornisce un argomento che si può dire quasi una riprova sensibile” (In Assumptione B. M. Virginis, sermo 2).
A partire dalla seconda metà del XV secolo, cioè dopo san Bernardino, la dottrina dell’Assunzione, chiaramente contenuta nella festa liturgica e universalmente ammessa dalla totalità dei Teologi, appare ormai così certa che sarebbe imprudente e scandaloso non ammetterla. Pensiero che si trova espresso in tanti santi che hanno magnificato l’Assunzione e la glorificazione della Vergine Maria, come per esempio: san Roberto Bellarmino, san Francesco di Sales, sant’Alfonso dei Liguori e tanti altri. Qualcuno comincia a dirla già di fede, perché universalmente creduta nella Chiesa; qualche altro la colloca sullo stesso piano della dottrina dell’Immacolata, e dice che un giorno la Chiesa potrà arrivare a definirla.
E così restano le posizioni fino al 1854.
E difatti, nel domandare a Pio IX la definizione dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine, non pochi vescovi esprimono contemporaneamente il desiderio che venga definita anche l’Assunzione; desiderio e proposta fatti propri anche da molti Padri del Concilio Vaticano I. La conclusione anticipata del Concilio non ha permesso di approfondire la richiesta; tuttavia, l’idea ha avuto un seguito con l’origine del così detto “movimento assunzionistico francescano”, che tanto si è prodigato per la diffusione e l’approfondimento delle relative problematiche mariane connesse con la possibilità di una definizione dell’Assunzione di Maria Vergine al cielo. Specialmente, poi, tra il 1944 il 1950, ad opera del francescano Carlo Balic, vengono celebrati con grande partecipazione e profondo interesse ben sette “Congressi assunzionisti francescani”, in varie parti del mondo, sempre per approfondire meglio le questioni inerenti all’Assunzione, come supporto e preparazione per una eventuale definizione.
Difatti, il 1º maggio 1946, Pio XII, dopo avere esaminate le tantissime istanze pervenute dal 1849 al 1940, che “supplicano che sia definita e proclamata, come dogma di fede, l’Assunzione corporea della beata Vergine Maria in Cielo, insieme a quasi duecento Padri del concilio Vaticano”, chiedeva ufficialmente ai Vescovi del mondo cattolico se ritenessero possibile e opportuno che si procedesse alla definizione dell’Assunzione come verità di fede. La risposta è stata unanimemente positiva e affermativa.
I teologi, invece, continuavano a discutere sulla possibilità e sui fondamenti di una eventuale definizione dogmatica, specialmente intorno alla morte della Vergine Maria. Le discussioni terminarono soltanto con l’annuncio della prossima definizione, pubblicato il 14 agosto 1950 da Pio XII.
La questione della morte di Maria
La Chiesa professa che Maria è, con Gesù, l’unica persona in tutta la storia dell’umanità a essere ufficialmente riconosciuta assunta in cielo (quindi in corpo e anima) già ora, prima della seconda venuta del Cristo. Ciò è possibile perché Maria, secondo la Chiesa, è l’unica persona a essere preservata dalla macchia del peccato originale che ha coinvolto l’intera umanità. Per questo, la tradizione dell’Assunzione e il dogma che, poi, ne è scaturito, sono in stretta connessione logica con i corrispettivi inerenti all’Immacolata Concezione, benché la tradizione di questa è successiva nel tempo rispetto a quella dell’Assunzione, e anche più elaborata e discussa teologicamente.
Pio XII, nella definizione dogmatica dell’Assunzione, ha deliberatamente evitato di pronunciarsi sulla questione se Maria sia prima morta, per poi risorgere, oppure sia stata assunta immediatamente senza passare attraverso la morte. Il fatto che il Papa non si sia pronunciato è degno di nota, poiché molti pensavano che l’Assunzione andasse necessariamente intesa come un’anticipata risurrezione, in modo da implicare necessariamente la morte. Ed erano state fatte pressioni sul Sommo Pontefice perché nella definizione dogmatica facesse riferimento anche alla morte, cosa che egli non ha fatto.
La questione della morte o non morte di Maria rimane dunque lasciata alla libera ricerca dei teologi, anche se bisogna riconoscere che l’opinione dei mortalisti, per chiamarla così, è di gran lunga più diffusa di quella degli immortalisti. La Vergine Santissima, l’Immacolata, – afferma Paolo VI nella Solemnis Professio fidei (30 giugno 1968) – “associata ai misteri dell’Incarnazione e della Redenzione con un vincolo stretto e indissolubile, al termine della sua vita terrena, è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti”. Anche papa Giovanni Paolo II, nella sua catechesi del 25 giugno 1997, pur senza l’intenzione di chiudere il dibattito, ha detto: “È possibile che Maria di Nazaret abbia sperimentato nella carne il dramma della morte? Riflettendo sul destino di Maria e sul suo rapporto con il suo divin Figlio, sembra legittimo rispondere positivamente, dal momento che Cristo è morto, sarebbe difficile sostenere il contrario per la Madre”. La possibilità della morte naturale, o dormizione, di Maria, è presentata come di un fatto comunemente ammesso.
La tesi della morte naturale di Maria è presente nella tradizionale almeno dal IV secolo in poi; dal medioevo è stata fatta sostenuta specialmente dai teologi della Scuola francescana, e, oggi, appartiene al Magistero della Chiesa. L’argomento più forte dei mortalisti sembra essere quello che la Beata Vergine doveva essere configurata a Cristo nella sua morte e risurrezione, per poter essere così il modello universale dei redenti.
Intorno a questa delicata e complessa questione, si distingue il pensiero del “Maestro più qualificato della scuola francescana”, Giovanni Duns Scoto (1266-1308), per la sua sottigliezza concretezza e fedeltà nell’interpretare la Parola rivelata. Difatti, in sintonia con la sua visione globale del mistero di Cristo, egli instaura una forma di perfetta analogia: come Cristo è morto ed è risorto, così anche Maria è morta ed è stata assunta in cielo. E trova il fondamento biblico nel commento al passo del Genesi: sei polvere e in polvere ritornerai (Gn 3, 19), il cui “valore – scrive – è così generale che non ammette eccezione, neppure per Cristo e Maria” (Reportata Parisiensia, IV, d. 43, q. 5, n. 8).
Questo pensiero del Cantore dell’Immacolata diventa ancora più chiaro alla luce della sottile e delicata differenza che egli, solo, introduce tra “legge naturale” e “legge morale”. La morte appartiene alla “legge naturale”, che, di per sé, non ammette eccezioni di sorta; il peccato originale, invece, alla “legge morale”, che sopporta l’eccezione, come di fatto è avvenuto nella storia della salvezza, proprio per la Vergine Maria. In questo modo, si comprende meglio anche la differenza dell’universalità del peccato con l’universalità della morte. Di per sé, la morte è una conseguenza del peccato, cioè è un demerito o una punizione; in Cristo e Maria, invece, la morte risponde alla legge naturale e non alla legge morale, dal momento che essi sono esenti dal peccato d’origine e attuale, e, quindi, “per privazione dell’abbondanza di gloria di per sé nel corpo” (Ordinatio, III, d. 16, q. 1, n. 5).
E commentando anche il testo paolino: la morte è entrata nel mondo per il peccato (Rm 5, 12), annota: “sì, la morte è entrata nel mondo per il peccato, ma è stata preceduta dalla potenza di morire” (Reportata Parisiensia, II, d. 19, q. unica, n. 3). La morte, perciò, secondo Duns Scoto più che al peccato, anche se con esso è una punizione, appartiene alla legge di natura materiale del corpo che è mortale intrinsecamente e metafisicamente, perché è un composto. Allora anche Maria è passata attraverso il dolce sonno della morte alla beata assunzione in cielo, come suo Figlio, anche se con modalità differenti, proprio in forza dei meriti de condigno che Cristo ha acquistato per gli altri.
Applicazione spirituale
Al termine di questo breve e veloce viaggio storico-dottrinale sulla verità dogmatica dell’Assunzione, si può notare la differenza complementare tra la Munificentissimus Deus di Pio XII, che mette in risalto i profondi risvolti cristologici; e l’ecclesiologia del concilio Vaticano II, che rende presenta l’Assunzione come Primizia e Icona della Chiesa. Maria, perciò, viene presentata come Icona non statica ma dinamica, nel senso che esprime la perfetta sintesi del progetto di grazia, che Dio, per Cristo nello Spirito, compie a favore del genere umano, ed è soprattutto incitamento e stimolo a percorrere con gioia la via tracciata da Dio per l’attuazione del suo disegno salvifico.
La gloria celeste di cui si parla nella definizione dogmatica dell’Assunzione è lo stato di beatitudine nel quale si trova attualmente l’umanità santissima di Gesù Cristo, e al quale giungeranno tutti gli eletti alla fine del mondo. Il privilegio dell’Assunzione concesso a Maria consiste, quindi, nel dono dell’anticipata glorificazione integrale del suo essere, anima e corpo, a somiglianza del suo Figlio, che è asceso al Cielo.
E questo perché – commenta il Cantore dell’Immacolata – Cristo e Maria, essendo stati predestinati insieme con l’unico e medesimo atto di predestinazione da parte di Dio Padre nel suo grandioso meraviglioso e sublime disegno d’amore (Ef 1, 3-6), non possono essere distaccati nella vita celeste del Regno: Cristo è Re e Maria, Regina dei Cieli. Pertanto, l’espressione “assunta alla gloria celeste” non designa, di per sé, una traslazione locale del corpo della Vergine Maria dalla terra al cielo, ma il passaggio dalla condizione dell’esistenza terrena alla condizione dell’esistenza propria della beatitudine celeste. I teologi ammettono comunemente che il “cielo” non significhi soltanto uno “stato”, ma anche un “luogo”: il luogo dove si trova appunto Cristo risorto e glorioso, in anima e corpo, e dove si trova Maria accanto a Lui. Precisare ulteriormente dove si trovi, e in quale ordine di rapporti con il nostro universo visibile è assolutamente impossibile. Quanto alle condizioni di esistenza della Vergine Assunta e del suo corpo glorioso, si possono applicare tutti i concetti che la teologia, fondandosi principalmente su S. Paolo (1Cor 15, 35-52), ha elaborato per illustrare le condizioni di esistenza sia di Cristo risorto che dei beati dopo la risurrezione finale.
Autore: P. Giovanni Lauriola ofm
La “dormitio Virginis” e l’assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste mariane. Fu papa Pio XII il 1° novembre del 1950, Anno Santo, a proclamare solennemente per la Chiesa cattolica come dogma di fede l’Assunzione della Vergine Maria al cielo con la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus: « Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica».
La Chiesa ortodossa e la Chiesa apostolica armena celebrano il 15 agosto la festa della Dormizione di Maria.
Cosa si festeggia in questa solennità?
L’Immacolata Vergine la quale, preservata immune da ogni colpa originale, finito il corso della sua vita, fu assunta, cioè accolta, alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale regina dell’universo, perché fosse più pienamente conforme al Figlio suo, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte. (Conc. Vat. II, Lumen gentium, 59). La Vergine Assunta, recita il Messale romano, è primizia della Chiesa celeste e segno di consolazione e di sicura speranza per la chiesa pellegrina. Questo perché l’Assunzione di Maria è un’anticipazione della resurrezione della carne, che per tutti gli altri uomini avverrà soltanto alla fine dei tempi, con il Giudizio universale. È una solennità che, corrispondendo al natalis (morte) degli altri santi, è considerata la festa principale della Vergine.
Il 15 agosto ricorda con probabilità la dedicazione di una grande chiesa a Maria in Gerusalemme.
Qual è la differenza tra “assunzione” e “dormizione”?
La differenza principale tra Dormizione e Assunzione è che la seconda non implica necessariamente la morte, ma neppure la esclude.
Quali sono le fonti?
Il primo scritto attendibile che narra dell’Assunzione di Maria Vergine in Cielo, come la tradizione fino ad allora aveva tramandato oralmente, reca la firma del Vescovo san Gregorio di Tours ( 538 ca.- 594), storico e agiografo gallo-romano: «Infine, quando la beata Vergine, avendo completato il corso della sua esistenza terrena, stava per essere chiamata da questo mondo, tutti gli apostoli, provenienti dalle loro differenti regioni, si riunirono nella sua casa. Quando sentirono che essa stava per lasciare il mondo, vegliarono insieme con lei. Ma ecco che il Signore Gesù venne con i suoi angeli e, presa la sua anima, la consegnò all’arcangelo Michele e si allontanò. All’alba gli apostoli sollevarono il suo corpo su un giaciglio, lo deposero su un sepolcro e lo custodirono, in attesa della venuta del Signore. Ed ecco che per la seconda volta il Signore si presentò a loro, ordinò che il sacro corpo fosse preso e portato in Paradiso».
Qual è il significato teologico?
Il Dottore della Chiesa san Giovanni Damasceno (676 ca.- 749) scriverà: «Era conveniente che colei che nel parto aveva conservato integra la sua verginità conservasse integro da corruzione il suo corpo dopo la morte. Era conveniente che colei che aveva portato nel seno il Creatore fatto bambino abitasse nella dimora divina. Era conveniente che la Sposa di Dio entrasse nella casa celeste. Era conveniente che colei che aveva visto il proprio figlio sulla Croce, ricevendo nel corpo il dolore che le era stato risparmiato nel parto, lo contemplasse seduto alla destra del Padre. Era conveniente che la Madre di Dio possedesse ciò che le era dovuto a motivo di suo figlio e che fosse onorata da tutte le creature quale Madre e schiava di Dio». La Madre di Dio, che era stata risparmiata dalla corruzione del peccato originale, fu risparmiata dalla corruzione del suo corpo immacolato, Colei che aveva ospitato il Verbo doveva entrare nel Regno dei Cieli con il suo corpo glorioso.
Cosa dicono i Padri della Chiesa?
San Germano di Costantinopoli (635 ca.-733), considerato il vertice della mariologia patristica, è in favore dell’Assunzione e per tre principali ragioni: pone sulla bocca di Gesù queste parole: «Vieni di buon grado presso colui che è stato da te generato. Con dovere di figlio io voglio rallegrarti; voglio ripagare la dimora nel seno materno, il soldo dell’allattamento, il compenso dell’educazione; voglio dare la certezza al tuo cuore. O Madre, tu che mi hai avuto come figlio unigenito, scegli piuttosto di abitare con me». Altra ragione è data dalla totale purezza e integrità di Maria. Terzo: il ruolo di intercessione e di mediazione che la Vergine è chiamata a svolgere davanti al Figlio in favore degli uomini.
Leggiamo ancora nel suo scritto dell’Omelia I sulla Dormizione, che attinge a sua volta da San Giovanni Arcivescovo di Tessalonica ( tra il 610 e il 649 ca.) e da un testo di quest’ultimo, che descrive dettagliatamente le origini della festa dell’Assunzione, dato certo nella Chiesa Orientale dei primi secoli: «Essendo umano (il tuo corpo) si è trasformato per adattarsi alla suprema vita dell’immortalità; tuttavia è rimasto integro e gloriosissimo, dotato di perfetta vitalità e non soggetto al sonno (della morte), proprio perché non era possibile che fosse posseduto da un sepolcro, compagno della morte, quel vaso che conteneva Dio e quel tempio vivente della divinità santissima dell’Unigenito». Poi prosegue: «Tu, secondo ciò che è stato scritto, sei bella e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto abitazione di Dio: perciò è anche estraneo al dissolvimento in polvere. Infatti, come un figlio cerca e desidera la propria madre, e la madre ama vivere con il figlio, così fu giusto che anche tu, che possedevi un cuore colmo di amore materno verso il Figlio tuo e Dio, ritornassi a lui; e fu anche del tutto conveniente che a sua volta Dio, il quale nei tuoi riguardi aveva quel sentimento d’amore che si prova per una madre, ti rendesse partecipe della sua comunanza di vita con se stesso».
Perché il giorno dell’Assunta è detto anche Ferragosto?
Il termine Ferragosto deriva dalla locuzione latina feriae Augusti (riposo di Augusto) indicante una festività istituita dall’imperatore Augusto nel 18 a.C. che si aggiungeva alle esistenti e antichissime festività cadenti nello stesso mese, come i Vinalia rustica o i Consualia, per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. L’antico Ferragosto, oltre agli evidenti fini di auto-promozione politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane precedenti.
FONTE: http://www.santiebeati.it/dettaglio/20450