Cara Maestra Luigina,
dica ai suoi cantori che questo è il momento della speranza.
Dopo tante sciocchezze, con la messa diventata
talvolta una noia, una distrazione, o un’operetta,
sta tornando la voglia di pregare cantando in coro.
E il coro deve anche saper guidare l’assemblea verso una diversa partecipazione, più sentita e anche emozionata.
Emozione, perciò, come dire passionalità e abbandono alla felicità di raccontare la vita.
La gente, dalla messa, deve uscire stordita dal piacere e dalla voglia di ascoltare, di cantare.
Ma siamo noi cantori, ma siamo noi che suoniamo i primi a dover provare questo brivido, questa ebbrezza.
Se non fosse così, la poesia e la musica non piacerebbero a Dio, che è l’emozione dell’Universo.
Turoldo, il mio caro amico frate e poeta, ha scritto che bisogna suonarle tutte “le divine tastiere dei sensi”.
Allora, suoniamole, ma con tutto il calore che ci è stato dato dalla natura, che nelle stagioni esprime continuamente insoddisfazione, ricerca, appagamento e speranza.
Verrò da voi una sera. E vorrei trovarvi sorridenti e felicemente poetici.
Un abbraccio. Bepi De Marzi
Canteremo anche quest’anno per noi e per voi questo augurio.
Il coro Santandrea