Domenica 26 Marzo : Omelia attribuita a San Giovanni Crisostomo
Ma quando la voce del Maestro di colpo scese nella tomba con una grande luce e cominciò immediatamente a far rispuntare i capelli sulla testa di Lazzaro, a riempire nuovamente di midollo le ossa e a far scorrere il sangue vivo nelle vene, le potenze di laggiù, impaurite, si misero a gridare le une alle altre: “Chi è che chiama? Chi è questo onnipotente? Chi è costui che ricompone il vaso sparso qua e là? Chi è che risveglia un morto come da un sonno? Chi è che sbriciola le porte di ferro? Chi è che grida: “Lazzaro, vieni fuori!”? Poiché la sua voce è umana, ma la sua potenza è potenza divina. Chi è che chiama? Non è un uomo. La sua forma è di uomo, ma la sua voce è quella di un Dio. Rimandiamo Lazzaro, facciamolo rapidamente risalire, per paura che discenda qui chi lo chiama, per paura che discenda qui, se lui ritarda, chi lo chiama”.
I morti cominciarono a trasalire ed a muoversi. “Uno solo ci rechi torto – dicono – affinché non li perdiamo tutti”. E’ così che Lazzaro si lanciò fuori del seno dell’Ade, testimoniando, lodando e glorificando nostro Signore Gesù Cristo.