Giornata del Seminario: «È tempo di “osare” il nostro sì al Signore»
«E tutta la casa si riempì di profumo» (Gv 12,1-11).
Il versetto di Giovanni accompagna gli orientamenti dell’anno pastorale che stiamo aprendo.
Maria di Betania versa il nardo profumato sui piedi di Gesù rendendo omaggio al suo Signore, mostrando di avere con lui una relazione bella, profonda, intima, personale.
Maria “osa” tanto, rompe certi schemi, non ha paura dei giudizi, e il profumo di nardo riempie tutta la casa.
L’osare di Maria sostiene la nostra chiesa di Padova che vivrà un anno pastorale attorno a tre sfide che chiedono coraggio e fiducia: il sinodo dei giovani, il quarto tempo nel cammino dell’iniziazione cristiana, il rinnovo degli organismi di comunione.
Nessuno di questi ambiti è facile né scontato, ma il brano evangelico ci ricorda che tutto nasce dalla relazione con Gesù che ci può donare la forza di osare, di crederci e di lavorare su questi fronti.
La pastorale vocazionale, e in particolare la cura delle vocazioni al presbiterato, è più che mai oggi una realtà su cui bisogna “osare”.
C’è stato un tempo in cui le vocazioni nascevano quasi spontanee perché l’aria buona di un certo contesto favoriva questa scelta; ma oggi il terreno è più arido e la scelta di donare la vita a Dio e ai fratelli chiede un impegno diverso, più progettuale e puntuale.
Possiamo dire che le vocazioni sono frutto del profumo di nardo, frutto di una relazione intima col Signore di una comunità cristiana che le chiede al Signore con lo stesso affetto e desiderio di Maria di Betania.
Sono frutto di un incontro col Signore che ragazzi e giovani possono sperimentare nella loro comunità o in esperienze particolari.
Solo in una comunità cristiana “profumata” possono nascere vocazioni.
La nostra speranza è che anche il Sinodo provochi qualche giovane a passare dalle riflessioni doverose sulla chiesa che sogna, alla decisione di concretizzare quel sogno amando e servendo il Signore e i fratelli.
Non possiamo negare che la vocazione al presbiterato e alla vita religiosa sia un tema molto marginale nelle nostre attività pastorali.
Abbiamo timore di parlarne, ci sembra di osare troppo, di chiedere cose di altri tempi.
Noi preti abbiamo timore di dire a un ragazzo: «Forse il Signore ti chiama»; «Hai mai pensato di farti prete?» Molti genitori hanno escluso dal proprio orizzonte questo futuro per i loro figli, al punto che quando un figlio entra in seminario la famiglia si ritrova disorientata e incredula arrivando a porre mille ostacoli alla decisione del figlio.
Il seminario maggiore inizia il nuovo anno con 28 seminaristi.
Sono cinque i nuovi ingressi che, uniti ai sette dello scorso anno, ci fanno sperare che ci sia un nuovo inizio dopo che due anni fa abbiamo avuto “l’anno nero” con nessun ingresso.
Alcuni di loro non sono della nostra diocesi ma si formano nel nostro seminario.
Altri faranno un’esperienza diversa di stage pastorale o di lavoro.
Solo un convergere di tutta la nostra chiesa su questo fronte potrà portare quei frutti che per tanti anni hanno reso bella e invidiata la nostra diocesi per le tante vocazioni e la ricchezza del suo seminario.
“Osare” è un verbo intrigante, richiama altri verbi come annunciare, seminare, suggerire, provocare, discernere, accompagnare.
Gli orientamenti pastorali assumono anche le parole care a papa Francesco che invita la chiesa ad “aprire processi”, con la speranza che lo Spirito li accompagnerà, li illuminerà e ci farà capire qual è la strada giusta.
Sentiamo nostro questo invito e con tanta speranza iniziamo il cammino della comunità del maggiore, del minore e di Casa sant’Andrea.
È un anno che speriamo ci porti anche dei buoni risultati sul fronte delle strutture e dell’economia.
Ovvio il riferimento alla dolorosa vicenda dell’ex seminario di Tencarola.
Confidiamo di chiudere questa vicenda che tanto ha fatto e fa soffrire il seminario e la diocesi.
L’olio di nardo che profuma tutta la casa profumi anche il nostro seminario e l’amore e la cura delle vocazioni si spanda per tutta la diocesi.
don Giampaolo Dianin,
rettore del seminario di Padova