Giovedì 14 maggio: Giornata di preghiera, digiuno e opere di carità
L’immagine è indelebile. La pioggia battente dilata la solitudine di piazza San Pietro. Jorge Mario Bergoglio la attraversa con passo lento e inesorabile. Gli occhi del mondo, afflitti e spaesati, quel 27 marzo, lo seguono dagli schermi di tv e computer. Sul sagrato, poco dopo, accanto al Crocifisso di San Marcello, papa Francesco avrebbe esclamato: «Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa.
Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda ». Parole che, il 14 maggio, i credenti di tutto il mondo, qualunque sia la loro fede, sono invitati a tradurre in un momento di incontro con Dio e con gli altri. A distanza, causa Covid.
Ma non per questo meno intenso. «La crisi ci ha messo di fronte alla realtà di essere parte dell’unica famiglia umana e ci sprona a promuovere, laddove viviamo, la fratellanza», spiega il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e dell’Alto Comitato per la fratellanza umana. È stato quest’ultimo organismo a proporre per giovedì prossimo una Giornata di preghiera, digiuno e opere di carità affinché il mondo sia liberato dal flagello del coronavirus. … «Ogni persona, sia essa cristiana o appartenente ad altre religioni o non credente potrà in quel giorno rivolgere una preghiera personale, un pensiero spirituale, una riflessione sulla condizione umana perché il mondo superi l’emergenza.
Al contempo, si potrà accompagnare questo momento interiore con un’iniziativa concreta di carità volta ad aiutare chi è maggiormente nel bisogno». … «Preghiera, dialogo, rispetto e solidarietà sono le uniche armi vincenti in questo momento di grande sofferenza per l’intera umanità. E sono armi che fanno parte degli arsenali spirituali di tutte le religioni».