Giovedì 30 Maggio : Santa Caterina da Siena
Sembra che l’ineffabile carità di Dio ha provveduto alla fragilità e alla miseria dell’uomo; poiché, siccome l’uomo era sempre pronto e incline a offendere il creatore, Dio, per salvarlo, gli ha procurato un rimedio contro la sua infermità. Il rimedio contro le nostre infermità non è altro che il fuoco dell’amore e questo amore non si spegne mai per noi. L’anima lo riceve come rimedio quando ella guarda in se stessa il gonfalone della Croce, che vi è piantata; poiché noi fummo la pietra dove fu fissata e che tenne questa Croce, perché né chiodi né legno erano sufficienti a tenere il dolce Agnello senza macchia, se l’amore non l’avesse sorretto. Quando l’anima guarda questo dolce e caro rimedio non deve cadere nella negligenza, ma deve levarsi con amore e desiderio e tendere le mani con odio verso se stessa, come fa il malato che odia la sua infermità e ama il rimedio che gli dà il medico. (…)
Leviamoci col fuoco di un ardente amore, con odio e umiltà profonda che ci darà la conoscenza del nostro nulla, e mettiamo le nostre infermità davanti al nostro medico, Cristo Gesù. Stenda la mano per ricevere la medicina amara che ci è data. Sì, la medicina che l’uomo riceve è molto spesso amara. Sono le tenebre, le tentazioni, il turbamento dello spirito o altre tribolazioni che vengono da fuori; esse ci appaiono dapprima molto amare, ma se facciamo come il saggio malato esse saranno poi per noi di grande dolcezza, considerata la tenerezza del dolce Gesù che ce le dona e vedendo che non lo fa per cattiveria ma per amore, poiché non può volere che la nostra santificazione.