“Saputo che a Venezia si doveva demolire l’oratorio di un convento, da cui erano stati espulsi i frati, i parroci di Anguillara e Borgoforte decisero di acquistare ciascuno un altare per la propria chiesa. Le diverse parti dei due altari demoliti furono caricate in un grande barcone e, lungo le acque del Gorzone , inviate alle due parrocchie che ne avevano fatto l’acquisto. Per un inspiegabíle equivoco, però, l’altare di Borgoforte fu lasciato ad Anguillara. La popolazione, avendo riscontrato che l’altare depositato era molto più bello dell’altro, non volle si provvedesse al cambio e pertanto fu installato al centro del presbiterio di quella chiesa. Cosi raccontano in paese gli anziani; ma questa tradizione, assai piacevole per lo spirito di bonaria astuzia e il raffinato senso estetico di cui è permeata, non trova attendibilítà nella ricerca storica e nell’esarne critico dell’opera.
L’altare infatti, deve essere stato fatto da Antonio Bonazza pressappoco negli stessi anni in cui fu eretto quello di Stanghella, del quale ripete la struttura archittettonica generale, e cioè intorno al 1730. E poiché il vescovo di Padova, in una sua visita alla parrocchia di Anguillara, compiuta nel 1734, rinveniva un ‘marmoreum tabernaculum magnificae structurae” in luogo di quello “parvum” trovato nel 1702, si deve dedurre che il Bonazza lo costruì direttamente in questo paese.
E c’è ancora un particolare che può essere utile alla conferma di tale tesi e cioè: mentre ai lati degli altri altari la coppia di santi è formata dagli apostoli Pietro e Paolo, qui è costituita dai due martiri Pietro e Andrea. Evidentemente lo scultore aveva tenuto presente una esigenza locale, inserendo nel complesso quest’ultimo santo, al quale, come è ricordato nella bolla di papa Martirio III del lontano 944, era dedicata la chiesa. L’aneddoto tuttavia ha un suo valore psicologico: nella fusione indistinta di autentico e di non vero, racchiude tutto l’apprezzamento di una popolazione che, lontana dai canoni dell’arte, rimane affascinata dallo splendore di una opera grandiosa e solenne; questo atteggiamento giustifica ancor oggi la conoscenza di una voce incerta più che il nome dell’artista, che ha creati un così significativo capolavoro.
Ma tutto in questo monumentale altare ci riporta al suo autore: dalla impostazione solida ed equilibrata delle masse agli effetti scenografici, dalla scelta elegante degli elementi al senso di profonda spiritualità, che traspare dai volti dei Santi. Nella classica compostezza dei loro atteggiamentì , essi parlano, con i simboli del martirio e del potere ricevuto, dei valori della redenzione, del Cristo presente.
Fonte: da un articolo apparso su La Difesa del Popolo