Lettera del Santo Padre ai Patriarchi cattolici del Medio Oriente (27 giugno 2021)
Beatitudini,
Cari Fratelli in Cristo,
Con gioia ho accolto l’invito che mi avete rivolto a unirmi a voi in questo giorno speciale, nel quale ciascuno di voi celebra con i propri fedeli una Divina Liturgia per invocare dal Signore il dono della pace in Medio Oriente e consacrarlo alla Sacra Famiglia.
Sin dall’inizio del mio Pontificato ho cercato di rendermi vicino alle vostre sofferenze, sia facendomi pellegrino dapprima in Terra Santa, poi in Egitto, negli Emirati Arabi Uniti ed infine pochi mesi fa in Iraq, sia invitando la Chiesa intera alla preghiera e alla solidarietà concreta per la Siria, il Libano, tanto provati dalla guerra e dall’instabilità sociale, politica ed economica. Ricordo bene poi l’incontro del 7 luglio 2018 a Bari, e vi ringrazio perché con il vostro radunarvi odierno preparate i cuori alla convocazione del prossimo 1° luglio in Vaticano, insieme a tutti i Capi delle Chiese del Paese dei Cedri.
La Sacra Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria cui avete scelto di consacrare il Medio Oriente rappresenta bene la vostra identità e la vostra missione. Essa anzitutto custodiva il mistero del farsi carne del Figlio di Dio, si costituiva intorno a Gesù e in ragione di Lui. Ce lo ha donato Maria, attraverso il suo sì all’annuncio dell’angelo a Nazareth, lo ha accolto Giuseppe, rimanendo anche durante il sonno in ascolto della voce di Dio ed essendo pronto a compiere la Sua volontà una volta ridestato. Un mistero di umiltà e di spoliazione, come nella nascita di Betlemme, riconosciuto dai piccoli e dai lontani, ma insidiato da coloro che erano più attaccati al potere terreno che a stupirsi per il compimento della promessa di Dio. Per custodire il Verbo fatto carne, Giuseppe e Maria si mettono in cammino, recandosi in Egitto, unendo all’umiltà della nascita a Betlemme l’indigenza di persone costrette ad emigrare. In questo modo però rimangono fedeli alla loro vocazione e inconsapevolmente anticipano quel destino di esclusione e persecuzione che sarà di Gesù divenuto adulto che però dischiuderà la risposta del Padre, il mattino di Pasqua.
La consacrazione alla Sacra Famiglia convoca anche ciascuno di voi a riscoprire come singoli e come comunità la vostra vocazione di essere cristiani in Medio Oriente, non soltanto chiedendo il giusto riconoscimento dei vostri diritti in quanto cittadini originari di quelle amate terre, ma vivendo la vostra missione di custodi e testimoni delle prime origini apostoliche. Nel mio viaggio in Iraq ho utilizzato in due occasioni l’immagine del tappeto, che le mani sapienti degli uomini e delle donne del Medio Oriente sanno intessere creando geometrie precise e preziose immagini, frutto però dell’intreccio di numerosi fili che soltanto stando insieme fianco a fianco diventano un capolavoro. Se la violenza, l’invidia, la divisione, possono giungere a strappare anche solo uno di quei fili, tutto l’insieme viene ferito e deturpato. In quel momento, progetti e accordi umani possono ben poco se non confidiamo nella potenza risanatrice di Dio. Non cercate di dissetarvi alle sorgenti avvelenate dell’odio, ma lasciate irrigare i solchi del campo dei vostri cuori dalla rugiada dello Spirito, come hanno fatto i grandi santi delle vostre rispettive tradizioni: copta, maronita, melkita, siriaca, armena, caldea, latina.
Quante civiltà e dominazioni sono sorte, fiorite e poi cadute, con le loro opere mirabili e le conquiste sul terreno: tutto è passato. Cominciando dal nostro padre Abramo la Parola di Dio invece ha continuato rimanere lampada che ha illuminato ed illumina i nostri passi.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace ha detto il Signore Risorto ai discepoli ancora impauriti nel Cenacolo dopo la Pasqua: anche io, ringraziandovi per la vostra testimonianza e il vostro perseverare nella fede, vi invito a vivere la profezia della fratellanza umana, che è stata al centro dei miei incontri ad Abu Dhabi e a Najaf, come pure della mia Lettera enciclica Fratelli Tutti.
Siate davvero il sale delle vostre terre, date sapore alla vita sociale desiderosi di contribuire alla costruzione del bene comune, secondo quei principi della Dottrina Sociale della Chiesa tanto bisognosa di essere conosciuta, come era stato indicato dall’Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Medio Oriente e come avete voluto ricordare commemorando il centotrentesimo anniversario della Lettera enciclica Rerum Novarum.
Mentre imparto di cuore la Benedizione Apostolica a tutti coloro che sono intervenuti a questa celebrazione e a coloro che la seguiranno tramite i mezzi di comunicazione, vi chiedo di pregare per me.
Roma, San Giovanni in Laterano, 27 giugno 2021
Francesco