Lunedì 10 Febbraio : SantAgostino

Ogni uomo, chiunque egli sia, vuole essere felice. Non c’è alcuno che questo non voglia e che non lo voglia al di sopra di tutte le cose; anzi, chiunque desidera altre cose, le vuole unicamente a questo scopo. Gli uomini soggiacciono a bramosie diverse, per cui uno aspira ad avere questo, un altro quello; diversi i modi di vivere nel genere umano: e nella larga varietà di generi di vita, chi sceglie e fa suo questo, chi quello. Una volta fatto proprio un qualsiasi modo di vivere, non c’è però alcuno che non ambisca una vita felice. (…) Che cosa allora, fratelli miei, che cosa è la vita felice, che tutti vogliono e non è da tutti? Vediamo dunque di indagare.

Se chiedo a qualcuno: “Vuoi vivere?” credo non ci sia nessuno che mi risponda: “Non voglio”. (…) Ugualmente se dirò: Vuoi star bene in salute? ritengo non ci sia nessuno che dica di no: nessuno, infatti, vuole essere malato. Anche nel ricco è preziosa la salute e, di certo, è l’unica cosa che abbia il povero. (…) Tutti sono d’accordo per amare la vita e la salute. Ora, quando l’uomo gode della vita e della salute, può accontentarsi? (…)

Un giovane ricco chiese al Signore: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10,17). Temeva di morire e doveva morire. (…) Sapeva che non è vita quella che si trova nei dolori e nei tormenti: sapeva che bisognava chiamarla piuttosto morte. Perciò cercava la vita eterna: che non si dubiti trattarsi di felicità dove si sente parlare di vita. (…) Se c’è il timore che vengano meno la salute e la vita, non si tratta più di vita. Non è infatti un vivere sempre, ma un temere sempre. (…) E’ vita quella che è, insieme, eterna e felice. Quando saremo pervenuti alla vita, avremo la certezza di vivere in essa per sempre. Infatti, se ci troveremo là e non avremo la certezza di durarvi per sempre, anche là saremo nel timore. E se ci sarà timore, ci sarà sofferenza non del corpo, ma, quel che è peggio, dell’anima. Ma quale felicità dov’è sofferenza? Avremo, quindi, la sicurezza di trovarci sempre in quella vita e che non potremo vederne la fine, perché saremo nel regno di colui del quale è stato detto: “Il suo regno non avrà fine” (Lc 1,33).