Lunedì 13 Maggio : Beato Columba Marmion

Ciò che rende la nostra vittoria tanto preziosa è che essa stessa è un insigne dono d’amore che Cristo ci fa: lui l’ha pagato col suo sangue. Sentite quanto diceva Nostro Signore ai discepoli alla fine della vita: “Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo” (cfr. Gv 16,33).

E come ha vinto questo mondo? Con l’oro? Con la meraviglia di azioni esteriori? No, per il mondo Cristo non era che “il figlio di un falegname” (cfr. Mt 13,55). E’ stato umile tutta la vita. E’ nato in una stalla, ha vissuto in una bottega; mentre andava predicando non sempre aveva un tetto, persino un posto dove poggiare il capo. La sapienza del mondo avrebbe alzato le spalle all’idea che si potesse trionfare con la povertà e la rinuncia. Allora ha vinto col successo temporale, immediato, delle sue opere o per altri vantaggi umani tipici per imporsi e dominare? No, ancora: è stato beffeggiato e crocifisso. Agli occhi dei “sapienti” di allora sulla croce la sua missione era fallita tristemente. I suoi discepoli dispersi, la folla scuote la testa; i farisei sogghignano: “Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui” (Mt 27,42).

E invece il fallimento non era che apparente; é lì che Cristo in verità riportava la vittoria; agli occhi del mondo, dal punto di vista naturale, Cristo era un vinto; ma agli occhi di Dio era in quel momento stesso vincitore del principe delle tenebre e vincitore del mondo: “Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo”. (…) Gesù dà ai suoi discepoli il potere di vincere pure loro il mondo. Ma come li fa partecipare alla sua vittoria? Dando loro, per la fede che hanno in lui, l’adozione divina che li rende figli di Dio.