Lunedì 16 Settembre : SantAgostino

Nel leggere il vangelo abbiamo sentito Gesù lodare la nostra fede, insieme all’umiltà. Quando ha promesso al centurione di andare a casa sua per guarire il suo servo, il centurione ha risposto: “Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì solo una parola ed il mio servo sarà guarito”. Dicendosi non degno si mostra degno – degno non solo che il Signore vada nella sua casa, ma anche nel suo cuore. (…)

Poiché non sarebbe stata per lui una grande gioia se il Signore fosse andato a casa sua senza entrare nel suo cuore. Infatti Cristo, Maestro in umiltà con l’esempio e la parola, si è seduto a tavola nella casa di un fariseo orgoglioso, chiamato Simone (Lc 7,36). Ma nonostante sia stato alla sua tavola, non era nel suo cuore: là “il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Lc 9,58). Al contrario, qui non va nella casa del centurione, ma possiede il suo cuore. (…)

E’ dunque la fede insieme all’umiltà che il Signore loda nel centurione. Quando questi dice: “Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto”, il Signore risponde: “In verità vi dico, non ho trovato una tale fede in Israele!” (…) Il Signore era venuto al popolo d’Israele secondo la carne per cercare la pecora perduta (cfr Lc 15,4) dapprima nel suo popolo. (…) Noi altri, in quanto uomini, non possiamo misurare la fede degli uomini. E’ colui che vede il fondo dei cuori, colui che nessuno inganna, che ha testimoniato ciò che era nel cuore del centurione, al sentire la sua parola piena di umiltà e dandogli in cambio una parola che guarisce.