Balaam aveva profetizzato: «Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele» (Nm 24,5). Qui Giacobbe simboleggia gli uomini perfetti nelle azioni e nelle opere, e Israele i ricercatori della sapienza e della conoscenza… Di colui che ha compiuto tutto il suo dovere ed è giunto alla perfezione delle opere, si dice che questa perfezione delle opere è la casa, la sua bella casa. Invece non c’è limite agli sforzi di coloro che lavorano alla sapienza e alla conoscenza – dove sarà infatti il limite della sapienza di Dio? Quanto più ci si avvicinerà a lei, tanto più ne si scoprirà la profondità; quanto più la si scruterà, tanto meglio si capirà il suo carattere ineffabile e incomprensibile; infatti la sapienza di Dio è incomprensibile e inestimabile. Balaam dunque non ammira le case di coloro che avanzano sulla strada della sapienza di Dio, perché non hanno raggiunto il termine del viaggio, invece ammira le tende con le quali si spostano sempre e avanzano sempre.
Chiunque ha fatto qualche progresso nella conoscenza delle cose di Dio e ha acquisito qualche esperienza in questo campo lo sa benissimo: raggiunto qualche squarcio, qualche comprensione dei misteri spirituali, l’anima vi soggiorna come sotto una tenda; e avendo esplorato altre regioni a partire da questa prima scoperta…, piegata la tenda, in un certo senso, si spinge verso un luogo più alto, e là pianta per un momento la dimora del suo spirito… Così, sempre «protesa verso il futuro» (Fil 3,13), va avanti come i nomadi con le loro tende. Non viene mai il momento in cui l’anima infiammata dal fuoco della conoscenza di Dio può darsi del tempo per riposare; è sempre rimessa in moto dal bene verso il meglio e da questo meglio verso luoghi più alti.