Mercoledì 24 Maggio : San Cipriano

C’è una sola Chiesa che, con fecondità sempre crescente, abbraccia una moltitudine sempre più vasta. Il sole invia molti raggi, ma è unica la sua fonte luminosa; l’albero si divide in molti rami, ma c’è un solo tronco vigorosamente appoggiato alle sue tenaci radici; da una sorgente sgorgano molti ruscelli; questa molteplicità non si crea, sembra, che grazie alla sovrabbondanza dell’acqua, che viene però da un’unica origine. Separate un raggio dalla massa del sole, l’unità della luce non ammette tale frazionamento. Staccate un ramo da un albero: il ramo staccato non potrà più fiorire. Tagliate un ruscello dalla sorgente, si prosciuga.

Succede ugualmente alla Chiesa del Signore: sparge nell’intero universo i raggi della sua luce, ma una è la luce che si diffonde ovunque, l’unità del corpo non si divide. Distende su tutta la terra i suoi rami dalla possente vitalità, le sue acque sovrabbondanti arrivano lontano. Eppure c’è una sola sorgente, una sola origine, una sola madre.

Il sacramento dell’unità, il legame di una concordia indissolubilmente coerente, ci è presentato nel Vangelo dalla tunica di nostro Signore Gesù Cristo, che non è divisa né strappata, ma, tirata a sorte per vedere chi si sarebbe rivestito di Cristo, arriva intatta a colui che ne entra in possesso, senza che sia stata sciupata o tagliata. Il popolo di Cristo pure non può essere diviso. E la sua tunica, una, di un solo pezzo, di un solo tessuto, raffigura la concordia coerente del nostro popolo, di noi che ci siamo rivestiti di Cristo.

Indivisibile è l’unità; un corpo non può perdere la sua coesione né essere fatto a pezzi, le sue viscere strappate e disperse. Tutto quanto si allontana dal centro della vita non potrebbe vivere e respirare a parte, perde la sostanza della salute.