Mercoledì 27 Settembre : San Francesco Saverio

Da quando sono arrivato qui, non mi sono fermato un istante: percorrevo attivamente i villaggi, battezzavo tutti i bimbi che non erano ancora stati battezzati. (…) Quanto ai bambini, non mi lasciavano né recitare l’ufficio divino, né mangiare, né riposarmi finché non avessi insegnato loro una preghiera. Allora ho cominciato a capire che il regno dei cieli appartiene a chi è come loro (Mc 10, 14). Perciò, siccome non potevo, senza empietà, respingere una richiesta così pia, cominciando dalla confessione di fede al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, insegnavo loro il Simbolo degli Apostoli, il Pater Noster e l’Ave Maria. Ho notato che erano molto dotati; se ci fosse qualcuno per formarli alla fede cristiana, sono certo che diventerebbero ottimi cristiani.

In questo paese, tanta gente non è cristiana soltanto perché non c’è nessuno oggi per educarli a divenire cristiani. Spessissimo ho pensato di percorrere tutte le università d’Europa, e prima di tutte quella di Parigi, per urlare dovunque come un pazzo e spingere quelli che hanno più dottrina che carità, con queste parole: « Ahimè, quante anime, escluse dal cielo per colpa vostra, si riversano negli inferi! »

      Così come si consacrano alle belle lettere, magari potessero consacrarsi pure a quell’apostolato, per poter rendere conto a Dio della loro dottrina e dei talenti che sono loro stati affidati!  Molti tra loro, sconvolti da quel pensiero, aiutati dalla meditazione delle cose divine, si eserciterebbero ad ascoltare ciò che il Signore dice nel loro cuore e, respingendo le loro ambizioni e i loro affari umani, si sottometterebbero interamente, definitivamente alla volontà e al decreto di Dio. Sì, griderebbero con tutto il cuore: « Eccomi, Signore; che devo fare? (At 9, 10; 22, 10) Mandami dovunque vorrai, anche fino alle Indie ».