Mercoledì 3 Luglio : San Tommaso di Villanova

Tommaso ha fatto questa sublime esclamazione: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20,28). Questa professione di fede, più grande dell’incredulità precedente, non poteva risuonare più forte: tutto il contenuto della fede è compreso in questa breve esclamazione.

Meravigliosa comprensione di quest’uomo! Tocca l’Uomo e lo chiama Dio. Tocca l’uno e crede nell’altro. Avrebbe potuto scrivere mille libri, non avrebbe altrettanto servito la Chiesa. Con quale chiarezza, quale fede e semplicità chiama Cristo Dio! Parola utile e necessaria alla Chiesa di Dio! Grazie ad essa le più gravi eresie furono estirpate dalla Chiesa. Pietro fu lodato per aver detto: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente” (Mt 16,16). Con ancor più precisione, Tommaso esclama: “Mio Signore e mio Dio!” Con questa semplice parola confessa le due nature di Cristo.

“Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (Gv 20,29) Questa parola, fratelli, ci dà grande consolazione. Ogni volta che diciamo o esclamiamo: “Beati gli occhi, beato il tempo, dolce l’epoca che hanno avuto la fortuna di vedere e contemplare misteri così grandi”, è vero poiché il Signore ha detto: “Beatigli occhi che vedono ciò che voi vedete” (Lc 10,23); ma ha detto anche: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”. E queste parole portano una consolazione ancora più grande, indicano un merito più grande. La visione dà più gioia; la fede onora di più.