Mercoledì 4 Dicembre : Baldovino di Ford

Dice Gesù: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” (Gv 6,35). (…) Esprime così doppiamente l’appagamento eterno dove nulla più manca.

Eppure la Sapienza dice: “Quanti si nutrono di me avranno ancora fame” (Si 24,20). Cristo, che è la Sapienza di Dio, non è mangiato per saziare il nostro desiderio fin da ora, ma per farci desiderare tale sazietà; e più gustiamo la sua dolcezza, più ne cresce il desiderio. Perciò chi ne mangia avrà ancora fame, fino a che arrivi l’appagamento. Ma quando il desiderio sarà colmato, non si avrà più fame né sete.

“Chi mangia di me avrà ancora fame”. Questa parola può anche riferirsi al mondo futuro, poiché nell’appagamento eterno c’è una specie di fame che non viene dal bisogno ma dalla beatitudine. L’appagamento non è mai sazio; il desiderio non conosce lamento. Cristo, sempre ammirabile per la sua bellezza, è anche sempre oggetto di desiderio, lui in cui “gli angeli desiderano fissare lo sguardo” (1Pt 1,12). Perciò, nel momento stesso in cui lo si possiede, lo si desidera; quando lo si raggiunge, lo si ricerca, secondo quanto sta scritto: “Ricercate sempre il suo volto” (Sal 105,4). E’ sempre ricercato colui che è amato per essere posseduto per sempre.