Mercoledì 7 Febbraio : San Gregorio Magno

“Chi può esser giudicato con me? Venga!” (Gb 13,19 Vg) Un santo deve all’assistenza di Dio di guardarsi così bene nell’operare che da fuori non si trovi contro di lui alcun capo d’accusa; e internamente è vigilante nei pensieri tanto che, se la cosa non fosse impossibile, apparirebbe sempre impeccabile agli occhi del giudice interno.

Ma se può giungere a non sbagliare esternamente nell’azione, internamente non può giungere a non sbagliare mai nel pensiero. Poiché, essendo caduta nell’intimo del suo essere, la coscienza dell’uomo è sempre su una china scivolosa. Persino il santo Giobbe parla dunque tanto in suo nome che a nome degli eletti quando dice: “Chi può esser giudicato con me? Venga!” Nella sua condotta esteriore non ha nulla che possa essere rimproverato ed è in quanto uomo libero che egli chiama un accusatore.

Ma il cuore del giusto si rimprovera a volte pure lui per un folle pensiero ed è senza dubbio quanto spiegano le nuove parole: “Che cosa ho quindi da consumare in silenzio?” (cf. Gb 13, 19 Vg) E’ in silenzio, infatti, che si consuma l’uomo che, rimproverandosi per un pensiero folle, si sente morso dal dente della coscienza. E’ consumarsi, infatti, in silenzio e trovare in sé come un fuoco che divora.