Mercoledì 8 Novembre : San Josemaría Escrivá de Balaguer

Mi piaceva salire su una delle sue torri, per far contemplare da vicino a quei ragazzi la selva di guglie, un autentico ricamo di pietra, frutto di un lavoro paziente, faticoso. In quelle conversazioni facevo notare che tutta quella meraviglia non era visibile dal basso. E (…) commentavo: questo è il lavoro di Dio, l’opera di Dio!: portare a termine il lavoro professionale con perfezione, in bellezza, con la grazia di questi delicati merletti di pietra. Capivano, davanti a una realtà così palese, che tutto quello era preghiera, un bellissimo dialogo con il Signore. Coloro che spesero le loro forze in quel lavoro, sapevano perfettamente che dalle strade della città nessuno si sarebbe reso conto del loro sforzo: era soltanto per il Signore. (…)

Convinti che Dio è dappertutto, noi coltiviamo i campi lodando il Signore, solchiamo i mari ed esercitiamo ogni altro mestiere cantando le sue misericordie [Clemente Alessandrino, Stromata, 7, 7]. In questo modo restiamo uniti a Dio in ogni momento. (…) Ma non dimenticate che siete anche alla presenza degli uomini, i quali attendono da voi — da te! — una testimonianza cristiana.

Pertanto, nel lavoro professionale, nelle cose umane, dobbiamo agire in modo tale da non doverci vergognare se ci vedesse all’opera chi ci conosce e ci ama, chi potrebbe arrossire di noi. (…) Non vi succederà come all’uomo della parabola che si mise a costruire una torre: gettate le fondamenta e non potendo finire il lavoro, i passanti cominciano a deriderlo, dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro» [Cfr Lc 14, 29-30]. Vi assicuro che, se non perdete il punto di vista soprannaturale, coronerete il vostro lavoro, porterete a termine la vostra cattedrale, fino all’ultima pietra.