Messaggio del Santo Padre in occasione del conferimento del Premio Pontificie Accademie 2023 (23 ottobre 2024)

Al caro fratello
Cardinale José Tolentino de Mendonça
Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione.

Sono lieto di rivolgerLe un messaggio in occasione del Premio delle Pontificie Accademie. Onoriamo la ricerca, la passione, e l’impegno di giovani studiosi che hanno scelto di dedicare la loro fatica intellettuale e il loro amore per il sapere all’interpretazione di un patrimonio linguistico e culturale d’inestimabile valore, quale è il latino. Oggi la Pontificia Academia Latinitatis assegna due importanti riconoscimenti su altrettanti temi impegnativi: De rerum natura, sul latino e le scienze, e De re publica, sul latino e la politica.

Desidero innanzitutto congratularmi con i premiati, per il loro impegno verso la lingua latina e la sua rilevanza nel mondo contemporaneo, come testimoniano le ricerche del professor Enrico Piergiacomi, attivo presso il Department of Humanities and Arts dell’Israel Institute of Technology – Technion di Haifa, focalizzate sull’intersezione tra il pensiero classico e le scienze moderne. In particolare, il gruppo di studiosi collaboratori all’edizione nazionale dell’Opera Mathematica di Francesco Maurolico sta compiendo un prezioso lavoro di valorizzazione del grande erudito messinese del XVI secolo, che non è stato solamente un matematico, ma anzitutto un sacerdote e un umanista.

Il latino è un tesoro di sapere e di pensiero, una chiave per accedere ai testi classici che hanno forgiato il nostro mondo. Rappresenta le radici della civiltà occidentale e, in molti modi, la nostra stessa identità. È una lingua che abbraccia la filosofia, la scienza, l’arte e la politica, dimostrando così il suo valore intrinseco di strumento di riflessione e di dialogo, quanto mai necessario in un mondo frammentato come il nostro. In proposito, i premiati ci offrono una visione contemporanea e fresca di come questo antico idioma possa ancora parlarci e stimolare la nostra riflessione. La loro ricerca non solo indaga il pensiero dei grandi maestri del passato, ma integra il loro sapere in un contesto moderno, avvicinandolo alle sfide del nostro tempo. L’opera di chi ha partecipato al bando di concorso ci invita a esplorare il nesso tra il sapere scientifico e quello politico, sotto l’egida di un linguaggio che vanta una storia millenaria.

Il tema De rerum natura ci fa pensare alle meraviglie della creazione. In un’epoca in cui siamo sempre più consapevoli della fragilità dell’ambiente, la riflessione sul mondo naturale diventa cruciale. La scienza ci offre strumenti per comprendere le leggi della natura, per esplorare il mistero della vita e per affrontare le sfide ecologiche. Tuttavia è solo attraverso un’interpretazione etica, culturale e spirituale che possiamo veramente afferrare il significato profondo del cosmo che ci circonda e di cui siamo parte.

La visione della natura, nella sua totalità, come dono di Dio, ci invita a riflettere sulla nostra responsabilità nei confronti della casa comune. Scienza e fede possono e devono dialogare: sono infatti entrambe chiamate a guidare la nostra comprensione del mondo. In particolare, il premio che avete conferito ci ricorda che la scienza non può ridursi a mera accumulazione di dati, ma deve aiutare a cogliere la complessità e la bellezza del creato.

Il tema De re publica ci sollecita a esplorare i fondamenti e le strutture della politica, riflettendo sul bene comune e sulla giustizia. In tempi d’instabilità sociale la tradizione latina è un valore, perché promuove uno stretto legame tra “cosa pubblica” e principi fondamentali della riflessione. La politica, quando esercitata con onestà e integrità, è un’arte nobile, una vocazione al servizio della comunità, mai dell’interesse privato.

La proposta di un ethos radicato nei valori umanistici è perciò una chiamata ad azioni responsabili, in un clima di dialogo, di rispetto e di inclusione. La politica deve affrontare le disuguaglianze e promuovere il bene di tutti, in particolare dei più vulnerabili. La formazione umana e culturale gioca qui un ruolo essenziale: solo cittadini ben formati e consapevoli possono essere attori di sani cambiamenti nella società.

In definitiva, riflettendo su questi due ambiti di studio, De rerum natura e De re publica, vediamo come il latino prepari un terreno fertile di esplorazione e di sintesi tra scienza, cultura e politica. La ricerca scrupolosa e sistematica dei premiati non è dunque solo un contributo accademico, ma una vera e propria chiamata rivolta a ciascuno di noi. Per questo motivo, l’incontro di oggi non si riduce a celebrare la ricerca, ma ci invita a riaffermare il nostro impegno verso una cultura della crescita integrale dell’uomo (cfr Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 40).

Chiediamoci, allora: come possiamo tradurre nella vita quotidiana le scoperte che oggi premiamo? Come possiamo incoraggiare le nuove generazioni a intraprendere sentieri di ricerca, a interrogarsi e a non avere paura di esplorare? Come possiamo infondere nei giovani il gusto della cultura e della scienza?

L’intraprendenza del pensiero e la creatività, tanto care alla Chiesa, sgorgano dalla riscoperta della bellezza di un sapere capace di formare cuori e menti, di creare ponti e di abbattere muri. E in questo senso il latino, e con esso il patrimonio intellettuale dell’umanità, possono diventare strumenti di armonia tra i popoli, di promozione del rispetto reciproco e della dignità umana. Auspico perciò che il premio conferito oggi diventi un segno di speranza e che la passione dei premiati ispiri altri al medesimo impegno. Li ringrazio per la dedizione e il lavoro svolto, come pure ringrazio i membri della Pontificia Academia Latinitatis e tutti i presenti.

Eminenza Reverendissima, esprimendo la mia gioia per questa iniziativa, imparto la Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i collaboratori e membri delle Pontificie Accademie. Renda il Signore sempre più fruttiferi i vostri sforzi e il vostro impegno.

Dal Vaticano, 23 ottobre 2024

 

FRANCESCO