Sabato 15 Marzo : Isacco della Stella
Quando vedo in mio fratello qualcosa d’incorreggibile, in seguito a difficoltà o infermità, fisiche o morali, perché non sopportarlo con pazienza, perché non consolarlo con tutto il cuore, secondo la parola della Scrittura: “Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati” (Is 66,12)? Sarà che mi manca quella carità che tutto sopporta, che è paziente per sostenere, indulgente per amare? (cf. 1 Co 13,7). Comunque è questa la legge di Cristo. Nella sua Passione lui “si è caricato delle nostre sofferenze” e nella sua misericordia “si è addossato i nostri dolori” (Is 53,4), amando chi portava, portando chi amava. (…)
Ogni genere di vita che permette di donarsi più sinceramente all’amore di Dio e per lui all’amore del prossimo – qualsiasi sia l’abito o le regole – è ancor più gradito a Dio. La carità: è per essa che tutto si deve fare e non fare, cambiare o non cambiare. La carità: è il principio per il quale e il fine per il quale conviene far tutto. Non c’è alcun peccato in ciò che in tutta verità si fa per essa e secondo lo spirito di essa. Si degni di accordarcela Colui al quale non possiamo piacere senza essa e senza chi non possiamo nulla, lui che vive e regna, perché è Dio, nei secoli senza fine. Amen.