Sabato 7 Novembre 2020 : Commento San Clemente d’Alessandria
Chi considera la sua fortuna, il suo oro e il suo argento, le sue case come doni di Dio, costui testimonia a Dio la sua riconoscenza venendo in aiuto ai poveri con i suoi averi. Egli sa di possederli più per i suoi fratelli che per se stesso. Rimane padrone delle sue ricchezze invece di diventarne schiavo; non le rinchiude nel suo animo, né rinchiude la sua vita in esse, ma prosegue senza stancarsi un’opera tutta divina. E se un giorno la sua fortuna venisse a scomparire, accetta la sua rovina con cuore libero. Dio dichiara che un tale uomo è « beato »; lo chiama « povero in spirito », erede assicurato del Regno dei cieli (Mt 5,3) (…).
Invece, c’è chi serra la sua ricchezza nel suo cuore, al posto dello Spirito. Costui tiene in lui le sue terre, accumula senza fine la sua fortuna, non si preoccupa di nulla se non di ammassare sempre di più. Non alza mai gli occhi verso il cielo; sprofonda nelle cose materiali. In effetti, non è altro che polvere e in polvere tornerà. Come potrebbe provare il desiderio del Regno colui che, al posto del cuore, porta in sé un campo o una mina, e che la morte sorprenderà inevitabilmente in mezzo alle passioni? « Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore » (Mt 6,21).