Sabato 8 Luglio : Libro della Genesi 27,1-5.15-29.
Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: “Figlio mio”. Gli rispose: “Eccomi”.
Riprese: “Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte.
Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, esci in campagna e prendi per me della selvaggina.
Poi preparami un piatto di mio gusto e portami da mangiare, perché io ti benedica prima di morire”.
Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa.
Rebecca prese i vestiti migliori del suo figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe;
con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo.
Poi mise in mano al suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato.
Così egli venne dal padre e disse: “Padre mio”. Rispose: “Eccomi; chi sei tu, figlio mio?”.
Giacobbe rispose al padre: “Io sono Esaù, il tuo primogento. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Alzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica”.
Isacco disse al figlio: “Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!”. Rispose: “Il Signore me l’ha fatta capitare davanti”.
Ma Isacco gli disse: “Avvicinati e lascia che ti palpi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no”.
Giacobbe si avvicinò ad Isacco suo padre, il quale lo tastò e disse: “La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù”.
Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e perciò lo benedisse.
Gli disse ancora: “Tu sei proprio il mio figlio Esaù?”. Rispose: “Lo sono”.
Allora disse: “Porgimi da mangiare della selvaggina del mio figlio, perché io ti benedica”. Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve.
Poi suo padre Isacco gli disse: “Avvicinati e baciami, figlio mio!”.
Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l’odore degli abiti di lui e lo benedisse: “Ecco l’odore del mio figlio come l’odore di un campo che il Signore ha benedetto.
Dio ti conceda rugiada del cielo e terre grasse e abbondanza di frumento e di mosto.
Ti servano i popoli e si prostrino davanti a te le genti. Sii il signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto!”.
Riprese: “Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte.
Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, esci in campagna e prendi per me della selvaggina.
Poi preparami un piatto di mio gusto e portami da mangiare, perché io ti benedica prima di morire”.
Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa.
Rebecca prese i vestiti migliori del suo figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe;
con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo.
Poi mise in mano al suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato.
Così egli venne dal padre e disse: “Padre mio”. Rispose: “Eccomi; chi sei tu, figlio mio?”.
Giacobbe rispose al padre: “Io sono Esaù, il tuo primogento. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Alzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica”.
Isacco disse al figlio: “Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!”. Rispose: “Il Signore me l’ha fatta capitare davanti”.
Ma Isacco gli disse: “Avvicinati e lascia che ti palpi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no”.
Giacobbe si avvicinò ad Isacco suo padre, il quale lo tastò e disse: “La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù”.
Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e perciò lo benedisse.
Gli disse ancora: “Tu sei proprio il mio figlio Esaù?”. Rispose: “Lo sono”.
Allora disse: “Porgimi da mangiare della selvaggina del mio figlio, perché io ti benedica”. Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve.
Poi suo padre Isacco gli disse: “Avvicinati e baciami, figlio mio!”.
Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l’odore degli abiti di lui e lo benedisse: “Ecco l’odore del mio figlio come l’odore di un campo che il Signore ha benedetto.
Dio ti conceda rugiada del cielo e terre grasse e abbondanza di frumento e di mosto.
Ti servano i popoli e si prostrino davanti a te le genti. Sii il signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto!”.