Udienza Generale del 26 aprile 2023 – La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente. 12. Testimoni: il monachesimo e la forza dell’intercessione. Gregorio di Narek

La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente. 12. Testimoni: il monachesimo e la forza dell’intercessione. Gregorio di Narek

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Proseguiamo le catechesi sui testimoni dello zelo apostolico. Siamo partiti da San Paolo e la volta scorsa abbiamo guardato i martiri, che annunciano Gesù con la vita, fino a donarla per Lui e per il Vangelo. Ma c’è un’altra grande testimonianza che attraversa la storia della fede: quella delle monache e dei monaci, sorelle e fratelli che rinunciano a sé, rinunciano al mondo per imitare Gesù sulla via della povertà, della castità e dell’obbedienza e per intercedere a favore di tutti. Le loro vite parlano da sé, ma noi potremmo chiederci: come può della gente che vive in monastero aiutare l’annuncio del Vangelo? Non farebbero meglio a impiegare le loro energie nella missione? Uscendo dal monastero e predicando il Vangelo fuori dal monastero? In realtà, i monaci sono il cuore pulsante dell’annuncio, la loro preghiera è ossigeno per tutte le membra del Corpo di Cristo, la preghiera loro è la forza invisibile che sostiene la missione. Non a caso la patrona delle missioni è una monaca, Santa Teresa di Gesù Bambino. Ascoltiamo come scoprì la sua vocazione, scrisse così: «Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall’amore. Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunciato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni […]. Allora con somma gioia ed estasi dell’animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l’amore. […] Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore» (Manoscritto autobiografico “B”, 8 settembre 1896). I contemplativi, i monaci, le monache: gente che prega, lavora, prega in silenzio, per tutta la Chiesa. E questo è l’amore: è l’amore che si esprime pregando per la Chiesa, lavorando per la Chiesa, nei monasteri.

Questo amore per tutti anima la vita dei monaci e si traduce nella loro preghiera di intercessione. A questo proposito vorrei portarvi come esempio San Gregorio di Narek, Dottore della Chiesa. È un monaco armeno, vissuto attorno all’anno Mille, che ci ha lasciato un libro di preghiere, nel quale si è riversata la fede del popolo armeno, il primo ad abbracciare il cristianesimo; un popolo che, stretto alla croce di Cristo, ha tanto sofferto lungo la storia. E San Gregorio trascorse nel monastero di Narek quasi tutta la vita. Lì imparò a scrutare le profondità dell’animo umano e, fondendo insieme poesia e preghiera, segnò il vertice sia della letteratura sia della spiritualità armena. L’aspetto che in lui più colpisce è proprio la solidarietà universale di cui è interprete. E fra i monaci e le monache c’è una solidarietà universale: qualsiasi cosa succede nel mondo, trova posto nel loro cuore e pregano. Il cuore dei monaci e delle monache è un cuore che prende come un’antenna, prende cosa succede nel mondo e prega e intercede per questo. E così vivono in unione con il Signore e con tutti. E San Gregorio di Narek scrive: «Io mi sono volontariamente caricato di tutte le colpe, da quelle del primo padre fino a quello dell’ultimo dei suoi discendenti». (Libro delle Lamentazioni, 72). E come ha fatto Gesù i monaci prendono su di loro i problemi del mondo, le difficolta, le malattie, tante cose e pregano per gli altri. E questi sono i grandi evangelizzatori. I monasteri come mai vivono chiusi ed evangelizzano? Perché con la parola, l’esempio, l’intercessione e il lavoro quotidiano, i monaci sono un ponte di intercessione per tutte le persone e per i peccati. Loro piangono anche con le lacrime, piangono per i loro peccati – tutti siamo peccatori – e anche piangono per i peccati del mondo, e pregano e intercedono con le mani e il cuore in alto. Pensiamo un po’ a questa – mi permetto la parola – “riserva” che noi abbiamo nella Chiesa: sono la vera forza, la vera forza che porta avanti il popolo di Dio e da qui viene l’abitudine che ha la gente – il popolo di Dio – quando incontra un consacrato, una consacrata di dire: “Prega per me, prega per me”, perché sai che c’è una preghiera d’intercessione. Ci farà bene – nella misura che noi possiamo – visitare qualche monastero, perché lì si prega e si lavora. Ognuno ha la propria regola, ma lì hanno le mani sempre occupate: occupate con il lavoro, occupate con la preghiera. Che il Signore ci dia nuovi monasteri, ci dia monaci e monache che portino avanti la Chiesa con la loro intercessione. Grazie.

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Saluti

Je salue cordialement les personnes de langue française, particulièrement les pèlerins venus des diocèses, des paroisses et des établissements scolaires de France ainsi que la Communauté polonaise de Chelles. Frères et sœurs, en ce temps de Pâques, demandons la grâce d’un cœur compatissant duquel jaillit constamment une prière d’intercession qui devient solidarité et soutien concret pour ceux qui souffrent. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente le persone di lingua francese, in particolare i pellegrini provenienti dalle diocesi, dalle parrocchie e dagli istituti scolastici di Francia, nonché la Comunità polacca di Chelles. Fratelli e sorelle, in questo tempo di Pasqua, chiediamo la grazia di un cuore compassionevole dal quale scaturisce costantemente una preghiera di intercessione che diventa solidarietà e sostegno concreto per quanti soffrono. Dio vi benedica!]

I extend a warm welcome to the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially the groups from England, Denmark, Malta, Kenya, Kuwait, Australia, Indonesia, Vietnam, the Philippines and the United States of America. In the joy of the Risen Christ, I invoke upon you and your families the loving mercy of God our Father. May the Lord bless you all!

[Do il benvenuto a tutti i pellegrini di lingua inglese, specialmente ai gruppi provenienti da Inghilterra, Danimarca, Malta, Kenya, Kuwait, Australia, Indonesia, Vietnam, Filippine e Stati Uniti d’America. Nella gioia del Cristo Risorto, invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!]

Liebe Brüder und Schwestern deutscher Sprache, das fürbittende Gebet macht uns in besonderer Weise bewusst, dass wir Kinder des einen Vaters und untereinander Brüder und Schwestern sind. Wir alle. Bitte betet für mich, ich bete auch für euch!

[Cari fratelli e sorelle di lingua tedesca, la preghiera di intercessione ci rende particolarmente consapevoli di essere figli dell’unico Padre e fratelli e sorelle tra di noi. Noi tutti. Per favore pregate per me, anch’io prego per voi.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española. Por intercesión de los santos y las santas que entregaron su vida al Señor en el silencio del claustro — por ejemplo, san Gregorio de Narek, santa Teresita del Niño Jesús y tantos otros—, pidamos la gracia de sentirnos necesitados de Dios y aprender a orar intercediendo por todos. Que Jesús los bendiga y la Virgen Santa los cuide. Muchas gracias. 

Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, especialmente os grupos vindos de Portugal e do Brasil! Seguindo o exemplo de São Gregório de Narek, façamos da nossa vida de oração uma constante intercessão pelos nossos irmãos e irmãs, particularmente pelos mais necessitados do amor misericordioso de Deus. Que o Senhor vos abençoe!

[Saluto i pellegrini di lingua portoghese, in modo speciale i gruppi venuti dal Portogallo e dal Brasile! Seguendo l’esempio di San Gregorio di Narek, facciamo della nostra vita di orazione una costante intercessione per tutti i nostri fratelli e sorelle, particolarmente per quelli più bisognosi dell’amore misericordioso di Dio. Il Signore vi benedica!]

أُحَيِّي المُؤمِنينَ الناطِقينَ باللغَةِ العربِيَّة. عندما نُصَلِّي فإنَّنا نَدخُلُ بانسجامٍ مع رحمةِ الله: رَحمَتُهُ تجاهَ خطايانا، وَرَحمَتُهُ لنا، وَرَحمَتُهُ لكلِّ مَن طَلَبُوا أنْ نُصَلِّيَ مِن أجلِهم. هذه هي الصَّلاةُ الحقيقيَّة. باركَكُم الرّبُّ جَميعًا وحَماكُم دائِمًا مِن كُلِّ شَرّ!

[Saluto i fedeli di lingua araba. Quando preghiamo siamo in sintonia con la misericordia di Dio: misericordia nei confronti dei nostri peccati, misericordia verso di noi, ma anche misericordia verso tutti coloro che hanno chiesto di pregare per loro. Questa è la vera preghiera. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga ‎sempre da ogni male‎‎‎‏!]

Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów polskich. Już za kilka dni, w Narodowym Sanktuarium św. Józefa w Kaliszu, będziecie obchodzić Dzień Męczeństwa Duchowieństwa Polskiego w czasie II wojny światowej. Życzę, by świadectwo polskich męczenników pobudzało kapłanów, osoby konsekrowane, wiernych świeckich, a szczególnie młodzież, do odwagi i ofiarności w służbie Bogu i braciom. Z serca Wam błogosławię.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Tra pochi giorni, presso il Santuario nazionale di San Giuseppe a Kalisz, celebrerete la Giornata del martirio del clero polacco durante la Seconda guerra mondiale. Auspico che la testimonianza dei martiri polacchi stimoli i sacerdoti, le persone consacrate, i fedeli laici, specialmente i giovani, al coraggio e alla generosità nel servizio a Dio e ai fratelli. Vi benedico di cuore.]

Radosno pozdravljam hrvatske hodočasnike, a posebno članove Hrvatskog Vojnog učilišta iz Zagreba, kao i djelatnike Vojnog ordinarijata zajedno s njihovim biskupom, mons. Jurom Bogdanom. Dragi prijatelji, uskrsno vrijeme u kojemu hodimo jest plodonosan trenutak kršćanske nade; potičem vas da je nosite svima, kako bi vidjeli u vama istinske svjedoke Krista Uskrsloga, koji uvijek pobjeđuje svako zlo i daruje svoj mir onima koji ga traže iskrena srca. Udjeljujem svima vama i vašim obiteljima moj blagoslov. Hvaljen Isus i Marija!

[Sono lieto di salutare i pellegrini croati, in particolare i membri dell’Accademia Militare Croata di Zagabria, come pure gli ufficiali dell’Ordinariato Militare accompagnati dal loro Vescovo. Cari amici, il tempo pasquale che stiamo percorrendo è il momento proficuo della speranza cristiana; vi incoraggio a portarla a tutti perché possano vedere in voi i veri testimoni del Cristo Risorto, che vince sempre ogni male e dona la Sua pace a coloro che la cercano con cuore sincero. Imparto a tutti voi e alle vostre famiglie la mia Benedizione. Siano lodati Gesù e Maria!]

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Suore Oblate Ospitaliere Francescane che celebrano il Capitolo Generale; il Movimento Shalom della Diocesi di San Miniato; l’Associazione “Pietro Rossano”, con il Vescovo di Alba; i cresimati della Diocesi di Treviso, accompagnati dal loro Vescovo, incoraggiando ciascuno ad essere gioioso testimone di Cristo tra i coetanei. Capito? Gioiosi testimoni di Cristo tra i coetanei.

Saluto con affetto i militari della Brigata Pozzuolo del Friuli e li ringrazio per il loro generoso servizio nei dintorni della Città del Vaticano, come pure per il dono dell’artistico mosaico. Sono lieto di accogliere i partecipanti al pellegrinaggio promosso dalle Suore Salesiane dei Sacri Cuori nel ricordo del Centenario della morte di San Filippo Smaldone. L’incisiva azione pastorale in campo ecclesiale e civile di questo Santo, vi aiuti a perseverare nella testimonianza di fede e di adesione ai valori del Vangelo.

Infine un pensiero, ai giovani, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli, ispirato all’apparizione di Cristo ai due “discepoli di Emmaus” (cfr Lc 24, 13-35). Sappiate incontrare Gesù nella preghiera e nella riflessione, e il vostro cuore, come avvenne per i viandanti di Emmaus, arderà per i desideri, gli entusiasmi e le certezze che solo il divino Maestro sa suggerire.

E fratelli e sorelle, non dimentichiamo di pregare per la martoriata Ucraina.

A tutti la mia benedizione.