Venerdì 28 Marzo : SantAgostino

Notiamo fino a che punto l’apostolo Giovanni ci raccomanda l’amore fraterno: “Chi ama suo fratello, dice, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo” (1 Gv 2,10). E’ chiaro che l’apostolo vede la perfezione della giustizia nell’amore ai fratelli: poiché colui in cui non c’è occasione di errore è perfetto. Tuttavia sembra passare sotto silenzio l’amore per Dio: cosa che non farebbe mai se nella carità fraterna stessa non intendesse Dio. (…)

Chi non è in Dio non è nella luce, poiché “Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna” (1 Gv 1,5). Chi quindi non è nella luce, cosa c’è di strano che non veda nella luce, ossia che non veda Dio, poiché è nelle tenebre? Vede suo fratello in modo umano, cosa che non permette di vedere Dio. Ma se il fratello che egli vede in modo umano lo amasse con carità spirituale allora vedrebbe Dio che è la carità stessa, con quella vista interiore che permette di vederlo. Così quindi, chi non ama il fratello che vede, come può amare Dio che non vede, perché Dio è amore e questo amore manca a chi non ama suo fratello?

E che non sia più questione di sapere quanta carità dobbiamo al fratello, quanta a Dio: incomparabilmente più a Dio che a noi, tanta ai fratelli quanta a noi stessi; e ci amiamo tanto più noi stessi quanto più amiamo Dio. E’ quindi con una sola stessa carità che amiamo Dio e il prossimo; ma amiamo Dio per se stesso, noi e il prossimo per Dio.