Venerdì 3 Novembre : San Giovanni Paolo II

Lo « shabbat », il giorno settimo benedetto e consacrato da Dio, mentre chiude l’intera opera della creazione, si lega immediatamente all’opera del sesto giorno, in cui Dio fece l’uomo « a sua immagine e somiglianza » (Gn 1, 26). Questa relazione più immediata tra il « giorno di Dio » e il « giorno dell’uomo » non sfuggì ai Padri nella loro meditazione sul racconto biblico della creazione. Dice a tal proposito Ambrogio: « Grazie dunque al Signore Dio nostro che fece un’opera ove egli potesse trovare riposo. Fece il cielo, ma non leggo che ivi abbia riposato; fece le stelle, la luna, il sole, e neppure qui leggo che abbia in essi riposato. Leggo invece che fece l’uomo e che allora si riposò, avendo in lui uno al quale poteva perdonare i peccati ». Il « giorno di Dio » avrà così per sempre un collegamento diretto con il « giorno dell’uomo ».

Quando il comandamento di Dio recita: « Ricordati del giorno di sabato per santificarlo » (Es 20, 8), la sosta comandata per onorare il giorno a lui dedicato non è affatto, per l’uomo, un’imposizione onerosa, ma piuttosto un aiuto perché egli avverta la sua vitale e liberante dipendenza dal Creatore, e insieme la vocazione a collaborare alla sua opera e ad accogliere la sua grazia. Onorando il « riposo » di Dio, l’uomo ritrova pienamente se stesso, e così il giorno del Signore si manifesta profondamente segnato dalla benedizione divina (Gn 2, 3) e si direbbe dotato, in forza di essa, al pari degli animali e degli uomini (Gn 1, 22.28), di una sorta di « fecondità ». Essa si esprime soprattutto nel ravvivare e, in certo senso, « moltiplicare » il tempo stesso, accrescendo nell’uomo, col ricordo del Dio vivente, la gioia di vivere e il desiderio di promuovere e donare la vita.